David Robert Jones, in arte Bowie, ha rappresentato, ha raffigurato, ha impersonato in maniera cristallina il concetto di libertà d'espressione.
Corsaro nelle sue sperimentazioni sonore, navigatore ardito tra i generi e le sottocategorie, pirata arguto nella sua capacità di rubare gli spunti che la contemporaneità gli offriva, ha circumnavigato il mondo della musica con una scaltrezza e una visionarietà uniche e, forse, ineguagliabili.
Camaleontico per natura, generatore seriale di eteronimi, sognatore psichedelico, Bowie lascia un'eredità non raccoglibile per l'unicità della sua impronta, ma allo stesso tempo rimane il più grande esempio di come solo sperimentando, rielaborando, e spesso sbagliando, si riesca a dare il proprio personale indirizzo, ad incidere sulla direzione che la musica sta prendendo.
La sua lezione ai posteri consiste nell'incarnazione di un valore, quello della libertà, che per un artista deve essere un valore irrinunciabile, se intende provare a lasciare, comunicare, donare qualcosa di più del semplice prodotto di consumo.
Bowie è proprio questo: quell'espediente dialettico perfetto che ti serve per spiegare ad un amico la differenza tra musica intesa come bene di consumo, come mero intrattenimento, e una musica intesa come ARTE, senza che questo comporti una rinuncia ideologica alla popolarità e al gradimento.
Bowie è proprio questo: quell'espediente dialettico perfetto che ti serve per spiegare ad un amico la differenza tra musica intesa come bene di consumo, come mero intrattenimento, e una musica intesa come ARTE, senza che questo comporti una rinuncia ideologica alla popolarità e al gradimento.
Bowie è stato dunque portatore sano di una libertà che ha saputo applicare andando oltre all'effimero pentagramma: allargando le prospettive della musica al teatro, al cinema, alla letteratura. Artista totale e globale, complesso e complessivo.
Molti dei suoi fan avranno pensato ad uno scherzo, ad una trovata (lui che di ironia non difettava...), non riuscendo ad accettarla. Allo stesso tempo, Bowie è talmente e palesemente ormai entrato nel mito che la morte è solo un passaggio (affrettato) per il suo ingresso di diritto nel Panthèon degli Dei della Musica, dove già, idealmente, risiedeva da tempo immemore.
Penso dunque al titolo del suo ultimo singolo, Lazarus, e ho come il presentimento di vederlo riapparire tra qualche giorno, risorto dalle sue ceneri che magari erano soltanto social, in una perfetta trama surreale di quelle che ha sempre saputo regalare nelle sue liriche.