Come ogni decennio, vichianamente ciclica, la Bᴇɴᴇᴀᴍᴀᴛᴀ torna a ricordare al mondo sportivo di esistere. Io sono uno di quei tifosi atipici per cui non è che il risultato sia poi così importante, e come dico sempre, mi interessa più il viaggio della meta, il racconto più del conto.
Noi siamo l'Internazionale ma anche l'Irrazionale: la squadra che vince lo scudetto e l'anno dopo rischia di sparire, la squadra che riabilita gli epurati dal potere gobbo e lo squarcia epicamente, la società con il record di tifosi allo stadio che vince nell'anno in cui i tifosi allo stadio non entrano. Siamo la squadra dei paradossi, ed è per questo che siamo i più belli, i più romantici, i più surreali di tutti.
Questo scudetto è stato da taluni intitolato a Conte, un condottiero furente ma del tutto estraneo alla storia nerazzurra nella sua continuità vincente. Altri lo hanno intitolato alla dirigenza, molti tifosi hanno visto nel gigante buono Lukaku il simbolo di questa cavalcata trionfale, alcuni hanno individuato nell'impenetrabilità della difesa il punto di forza.
Personalmente credo invece che il segreto di questo titolo risieda in realtà nel collettivo che così bene ha funzionato ad ogni livello, e per questo indicherò un mio personale simbolo della vittoria in un personaggio atipico.
Arrivato da ragazzino, sul filo della cessione per 4 denari più volte, ha praticamente trascorso tutta la carriera in nerazzurro beccandosi tutte le possibili offese dai tifosi, vivendo tutti i drammi e le sconfitte.
Sgangherato e sublime, in continua oscillazione tra la svagatezza e il furore agonistico, Brozovic è il centrocampista che non aveva collocazione perché troppo disordinato, troppo anarchico.
Poi, un giorno, il "dirimpettaio della follia" (cit. Sabatini), Luciano Spalletti, trasforma il Bakunin nerazzurro nell'uomo d'ordine che fa girare la squadra, quello che governa il mondo meneghino, quello da cui passa ogni respiro.
La trasmigrazione di Brozovic da busker di strada a pifferaio magico è il segreto della scalata verso la felicità di questa squadra.
Ennesimo stupendo paradosso: lo slavo eternamente svolazzante diventa all'improvviso pendolo di Foucault.
Vuoi capire se chi hai di fronte capisce di calcio? facilissimo, chiedigli cosa pensa di Brozovic.
I numeri parlano sempre chiaro:
1° in serie A per km percorsi
2° per numero di passaggi
127 recuperi di palla
4° per passaggi decisivi riusciti.
Brozovic lo smilzo, generatore bulimico di ripartenze, l'uomo che si arrabbia e rincorre, si lamenta e ricostruisce.
Il truzzo istintivo e scapestrato che diventa pensatore determinista.
Grazie a personaggi controversi come Marcelo, siamo una gemma di poesia in uno sport malato di cinismo.
Tranquilli: torneremo ad avere problemi finanziari, ad arrivare quinti, e ad acquistare un Pancev o un Caio Ribeiro, un Avioncito Rambert o un Gresko, prima o poi.
Ma adesso tocca a noi: è il momento della 𝐟𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐚𝐥 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫𝐞.