venerdì 13 giugno 2014

Vai, vivrai e tornerai.

Radu Mihăileanu è un regista che concede ben poco all'industria cinematografica: segue la propria ferrea, rigida volontà didascalica e non l'abbandona finché il lieto fine delle sue opere non è raggiunto.
Ogni suo film è una Babilonia d'emozioni: si susseguono introspezione, dramma, comunione, amore, peccato, perdono, salvezza. 
La cifra stilistica di Mihaileanu è una capacità rara, finissima, d'insinuare l'ironia nella disperazione, di diluire candida speranza su orrori tentacolari. "Vai e Vivrai", il film di cui voglio parlare, è però qualcosa di più; è un'epopea, è una docu-fiction sull'identità umana, è un romanzo storico che racconta (anche) quanto di più anti-storico esista: l'appartenenze religiosa.
Come accaduto in altri famosi e benemeriti casi (Emil Cioran, Eugene Ionesco), anche per Mihaileanu l'incrociarsi di destini tra metafisici migranti Romeni e la libertaria Francia ha generato grandezze inaudite per la storia dell'arte. C'è poi l'educazione ebraica a fare da sfondo ingombrante a questa ennesima storia di liberazione, in cui la terra promessa coincide con la terra natìa. Il protagonista del film, Shlomo, percorre infatti tutto il circolare sentiero della vita, finendo per tornare all'origine della sua inquietudine: l'Etiopia, la madre, il distacco forzato dalla sua identità (Cristiana).
"Vai e Vivrai" è un film toccante che obbliga lo spettatore ad una quantità di riflessioni sbalorditiva: il tema dell'adozione, dell'integrazione razziale, delle nefandezze dell'ortodossia religiosa. Un viaggio lungo e tortuoso che apre spazi di meditazione infiniti, tante sono le sfaccettature dell'avventura che il regista ci sottopone.
Consigliato anche e soprattutto a chi intenda intraprendere percorsi di accoglienza sui quali è bene prepararsi ponderando ogni aspetto.

martedì 10 giugno 2014

Cristo s'è fermato a Livorno



Ci sono immagini (Infografiche le chiamano quelli bravi) che esprimono concetti politici più dettagliatamente di 1000 parole.
Il concetto in questione è: come sono andati i ballottaggi di queste amministrative del Giugno 2014?

La risposta la trovate, appunto, nella foto qui di fianco.
Certo, gli italiani sono da sempre fenomenali (e terribilmente fantasiosi) nell'arte dell'interpretazione dei numeri, e quindi i dati non sono sufficienti. Occorre approfondire meglio, ne convengo, però partire da dei numeri è sempre sinonimo di onestà intellettuale.

Partiamo da Livorno, la città in cui, il 21 Gennaio del 1921, fu fondato al Teatro Goldoni il Partito Comunista d'Italia (sezione dell'internazionale comunista). Vederla passare di mano dopo tutti questi anni è un fatto storico.
In fondo, però, c'è ancora qualcuno che coscientemente, a ragion veduta può ritenere il PD parente seppur lontano di quella storia? Quindi, il "filo rosso" si era già spezzato da tempo, ammettiamolo.
Anche Perugia era una roccaforte del centrosinistra, ed è strategicamente forse ancor più doloroso per Renzi & C. averla persa.
Però, occorre guardare bene il risultato anche a livello nazionale. E i dati dicono che il PD ha ulteriormente incrementato il numero di amministrazioni che guida rispetto alla precedente tornata. Ha tolto moltissimi comuni al centro-destra, alcuni fondamentali come Bergamo o Pavia. In generale, tutto il nord ha mostrato di aver sposato in pieno la linea Renzi, ad eccezione di Padova dove la Lega ha speso uno dei propri migliori elementi, ovvero Bitonci, ex capogruppo al senato.

In generale, la considerazione da fare è che si è manifestata una tendenza all'aggregazione di forze anche in forte contrasto tra loro per tentare di arginare l'egemonia renziana. A Livorno vecchia destra e vecchia sinistra hanno apertamente sostenuto Nogarin, così come a Modena per il candidato 5 stelle si è speso addirittura il famigerato Giovanardi.
La paura di uno sfondamento di Renzi ad ogni latitudine, e soprattutto il timore di un certo vento di cambiamento, ha incoraggiato vecchi nostalgici della sinistra radicale come tanti orfani di Berlusconi a turarsi il naso e votare per il M5S, pur di frenare questa ascesa. Lo trovo lecito e comprensibile, ma si tratta di vittorie che nascono su basi molto molto precarie, poca progettualità, una convinzione e un supporto reale da parte della cittadinanza attiva molto limitato.
Le vittorie del centrodestra, al contrario, non sono frutto di veti incrociati e di barricate ma di qualità individuali, peraltro non diffusissime in quell'area politica...
A Perugia come a Padova come altrove, se il centrodestra ha vinto è perchè ha presentato un candidato decisamente più forte degli avversari, ad eccezione di Pavia dove la sconfitta di Cattaneo ha davvero ben poche motivazioni plausibili.
In generale, il centrosinistra ha rafforzato la sua leadership nazionale candidandosi a raggiungere un insperato e insperabile potenziale maggioranza assoluta, il che rischia di incidere però negativamente sul cammino della nuova legge elettorale: una legge che rischia di vedere il proprio percorso deciso dalla paura...