lunedì 26 settembre 2016

Neve


Ho sognato questa notte una neve infinita, cadeva sui cipressi e sui pezzi di pane che lancio agli uccelli perché amo la vita.La amo di nuovo, da poco e a sorpresa, da quando hai esondato la mia attesa di una neve soffice ed estesa, pallida ed accesa.
Ridevo, mentre cadeva la neve sui sentieri nascosti, sui viali del centro, su spiagge scomparse e sui complotti lunari.
Cadeva la neve sulle onde nei mari.

sabato 17 settembre 2016

T4

Ma tutti questi nostri sguardi
svelano algebre scadenti,
strati di muschio su rupi taglienti.
É una storia di stenti,
la nostra - e una veglia sul declino
va riaccesa e mai più spenta:
Via del giardino zoologico, Berlino.

giovedì 8 settembre 2016

Democrazie Cyberpunk

La vicenda tremendamente imbarazzante che sta emergendo dalle cronache politiche romane per molti è soltanto un ulteriore motivo di scontro tra fazioni. Attivisti del M5S da una parte ad additare complotti e gli immancabili poteri forti, PD e partiti "tradizionali" a togliersi sassolini dalle scarpe, dimentichi di quanti e quali guai sono stati registrati tra le proprie fila fino a stamattina.
La solita, atavica faziosità italiana dura a morire.

A mio avviso il problema su cui dovremmo davvero riflettere è di altra natura, politologica: perché è accaduto tutto questo? perché in neppure 2 mesi il sistema amministrativo M5S è già crollato, come un gigante dai piedi d'argilla? Tradotto: può un partito-non partito, ovvero un'entità senza una tradizione amministrativa, una base socio-culturale solida, un'organizzazione razionale delle risorse, candidarsi a guidare un paese, o una città come Roma che è, forse, ancora più complessa?
Può una "creatura" come quella di Grillo (o più probabilmente del visionario Casaleggio), che poggia su un'architettura decisionale assemblearistica, orizzontale e virtuale darsi uno metodo di lavoro che sia efficiente ed efficace ma anche rispettosa delle varie autonomie?
No, non è possibile.

La dimostrazione di questa impossibilità sta nella stessa costruzione della squadra di governo assemblata dalla Raggi: una squadra di tecnici preparatissimi, non v'è dubbio, che serve appunto a mascherare e bilanciare l'inesperienza, l'inappropriatezza, i deficit culturali e attitudinali di una classe dirigente del tutto nuova a questo tipo di attività.
La dipendenza totale, anche nell'applicazione di un programma pur poco definito e approfondito, da tecnici di varia provenienza (Bilancio, Ambiente, capo di gabinetto) ha reso il sindaco dipendente da centri di potere che finora il movimento si era sempre ripromesso di combattere, provenienti da una "casta" di super-burocrati troppo preparati per farsi sottomettere dalla volenterosa Virginia Raggi.
Amministrare una città significa essere in contatto con il mondo dell'associazionismo, con le aziende, con le istituzioni, conoscerle e sapersi districare in questo magma di migliaia di interessi e istanze in contraddizione l'un l'altra. Questa ulteriore deficienza, che nasce dall'humus stesso del movimento, fatto di persone fuori da questi mondi, ha fatto sì che alle stesse nomine abbiano contribuito in maniera sostanziale quei pochi centri di potere cui gli eletti potevano far riferimento: ad esempio gli studi associati dove si è fatto praticantato, tanto per essere espliciti e ricollegarsi alle cronache/critiche di questi giorni.

Le dipendenze non finiscono qui: resta quella da centri decisionali centrali al partito: Grillo, la Casaleggio Associati, il direttorio. Tutti con poteri non meglio definiti, non sanciti né da regole e suddivisioni tematiche prestabilite né da reale legittimazione popolare (sia essa reale o virtuale).
Non occorre salire troppo di livello e scomodare Weber o Tocqueville per comprendere che un'organizzazione di questo genere non ha in sé i crismi di un'organizzazione efficiente.
L'assenza di orizzonti programmatici, concatenata all'assenza di un background storico-culturale fa sì che inevitabilmente si arriverà a scontri e frammentazioni all'interno del movimento: non si possono inventare soluzioni sempre nuove e improvvisate ai problemi strutturali di un paese, occorre una coerenza di progetti che viene da lontano. L'improvvisazione, il ricorso al puro tecnicismo non potranno mai annichilire le elaborazioni filosofiche, economiche, sociali. Di conseguenza in tutta naturalezza anche all'interno del movimento verranno a manifestarsi proposte in contraddizione tra loro.
Si nota già in partenza un'estrazione destrorsa di una grossa fetta dell'elettorato, quella più attratta dai temi populisti (immigrazioni, costi della politica) ed una formazione più tecnicistica, quindi sostanzialmente progressista, di diversi esponenti della classe dirigente. Stesso dicasi in economia, dove una base sostenitrice costituita da piccola imprenditoria e partite iva, storicamente posizionate su ricette economiche basate riassumibili in meno tasse, meno stato, più export, più crescita, troverebbero difficile riconoscersi in ragionamenti vetero-dirigisti quali nazionalizzazione delle banche, reddito di cittadinanza, "decrescita felice".
Tutte contraddizioni queste che in una futura, eventuale azione di governo rischierebbero di deflagrare in un'anarchia autodistruttiva.

Le utopie digitali sono affascinanti, ma solo nei romanzi cyberpunk.

Il contributo, in termini di valori e istanze rinnovatrici della politica italiana, che il M5S ha apportato è però fondamentale. Un paese con un' evasione fiscale come la nostra, con un tasso di corruzione come il nostro, con una classe dirigente ripiegata su se stessa come la nostra, non può ignorare né disperdere questo contributo, che su alcune tematiche va nella direzione giusta.
La domanda che una classe politica di buona volontà dovrebbe porsi quindi è: cosa cogliere, cosa assorbire, come rielaborare i temi su ambiente, giustizia, etica, nuove tecnologie, partecipazione proposti dal M5S?

Questo mi aspetto da chi si candida ad essere classe dirigente del futuro, in maniera responsabile.
Di più: ritengo che il modo in cui si commentano le vicende di questi giorni sia esso stesso un indice di maturità. Solo rielaborando questa crisi in maniera razionale, un'organizzazione politica (tradizionale o "nuova" essa sia) potrà sviluppare in sé gli anticorpi per affrontare la battaglia al populismo, all' anti-politica, all'anarchia e alla destabilizzazione, contribuendo quindi in maniera decisiva alla salvezza di questo paese.