domenica 11 maggio 2014

Essere Capitano: Javier Zanetti.

Nei giorni delle magliette che chiedono libertà per gli assassini, delle bombe carta e delle pistole, dei covi di tifosi fascisti, dei politici che speculano sul dolore per una manciata di voti in più, ci voleva.
Sì, ci voleva proprio l'epica giornata dell'addio del capitano nerazzurro, perché riporta il calcio alla sua dimensione più bella: quella romanzesca, letteraria, eroica.
La carriera di Zanetti ricorda a giovani e meno giovani l'esistenza di valori ormai dispersi, il suo esempio rasserena le mamme crucciate per le smanie pallonare dei figli, e offre l'assist ai buoni padri di famiglia per riportare in campo l'importanza del sacrificio, della serietà, della correttezza con i propri ragazzi.

Javier Aldemar Zanetti, origini friulane e tempra operaia, è un uomo dai record “normali”, record cioè che non si basano sul talento cristallino o sul genio mirabolante. I suoi sono i record della dedizione, della professionalità, del rispetto degli avversari:

  • 857 presenze con la maglia nerazzurra (record assoluto);
  • 613 partite in serie A, che lo rendono il giocatore straniero con più presenze nella storia del nostro campionato;
  • la media inimmaginabile (diluita in 19 anni) di 32.3 partite a stagione giocate;
  • un totale di 1112 partite giocate in assoluto (5° di ogni tempo a livello mondiale);
  • 162 partite consecutive giocate con la casacca del Biscione;
  • 82 partite giocate in Champions League con la fascia di capitano (record assoluto);
  • 145 presenze con la nazionale argentina, che lo rendono il giocatore con il maggior numero di presenze nella storia di questa nazionale.
Non cito volontariamente i record di Zanetti che riguardano i trofei vinti, perché le vittorie, di fronte ad un uomo così, contano pochissimo. Zanetti ha vissuto anni di sconfitte, drammi sportivi non indifferenti (il tristissimo "5 Maggio"), gli anni delle inchieste giudiziarie e di Calciopoli, passando poi agli scudetti in serie e al celeberrimo "triplete" al fianco di Mourinho: tutto questo mantenendo sempre inalterato lo stesso atteggiamento, la stessa dedizione, lo stesso spirito.
Quelli che contano davvero, che meriterebbero di essere raccontati uno per uno invece sono i record ottenuti dalla fondazione creata insieme alla moglie Paula, la “Fondazione Pupi”: tantissimi progetti che hanno garantito nutrizione, pari opportunità, formazione a migliaia di bambini in Argentina.

Poi c'è quel dato che, pur non essendo record, ne racconta perfettamente le qualità umane:
  • 1 sola espulsione in 19 anni di serie A, per una scivolata sul campo bagnato di Udine.
L'ultimo record racconta di un bruttissimo infortunio, la rottura del tendine d' achille subita alla non tenera età di 39 anni. Ebbene, anche in questo caso l'abnegazione, la forza di volontà, l'amore per questo sport e per l'appartenenza ai colori nerazzurri lo hanno riportato in campo. Un'altra storia da raccontare ai giovani, un' altra parabola da raccontare a chi si trova in un momento di difficoltà.

Ecco, tutto questo è stato ed è Javier Zanetti, “El Tractor”: esempio di vita.

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