giovedì 24 maggio 2018

Antisocial Networks

Sono entrato con l'entusiasmo di un bambino di fronte ai cancelli di Gardaland nell'era digitale e dei social network.
Non che la parola social mi abbia mai più di tanto solleticato, ma mi appariva come un qualcosa di innovativo, di definitivamente innovativo, qualcosa che avrebbe potuto migliorare la vita delle persone, un bel ponte verso il futuro che non potevo esimermi dal percorrere.
All'inizio è stato così, ma poi è successo che è diventato di massa, e ho scoperto che dall'altra parte del ponte c'era Mefistofele che accoglieva tutti a bracca aperte.
Il problema di questa deriva orrenda non è il mezzo di per sé, il problema è la massificazione.
Come ogni corrente letteraria che poi cede alla tentazione del commercio e diventa insignificante; come ogni musicista ispirato che quando inizia a scrivere pensando a compiacere un pubblico più vasto lo perde totalmente, quel fuoco sacro dell'ispirazione.
Così i social network hanno smesso ad un certo punto di essere un interconnessione di saperi, di esternazione di bellezza o di idee, ma sono divenuti la pattumiera di tutte le peggiori bassezze dell'umanità. Una volta che tutte le peggiori pulsioni e i più deteriori istinti sono stati sdoganati, e sono stati anzi incentivati ad essere raccontati con estrema semplicità e immediatezza, ecco che sono calate le tenebre.
Il grande psicodramma collettivo però risiede nel fatto che l'attendibilità dell'informazione adesso è moribonda. La verifica delle fonti, la citazione scrupolosa dei dati, la redazione puntigliosa di un articolo non paga più, perché se scrivi troppo forbito passi per uno snob, per un radical chic, o addirittura per uno che mangia alle spalle dei lavoratori. Quelli invece che scrivono in 23 minuti un articolo che si basa unicamente su qualche riga copincollata qua e là in rete, ma con un bel titolo allusivo a chissà quale scoperta rivoluzionaria, vengono premiati grazie al meccanismo delle visualizzazioni. Più la spari grossa, più guadagni.
L'odio fa audience e genera traffico, mentre la generosità, il buonsenso, l'altruismo invece sono fuori moda in un tempo in cui indignarsi è mainstream. Ecco così che niente è così' antisociale quanto i social network, un meccanismo che doveva (e poteva) unire le persone, valorizzare le migliori intenzioni si è trasformato in una immensa palude di disprezzo, di divisione, di corruzione intellettuale. Una roboante macchina universale messa a disposizione della faziosità.

sabato 12 maggio 2018

Mother of my heart

Era uno di quei giorni di treno. Quei giorni che ci avvicinavano e ci allontanavano,  ci stringevano e dividevano. Quei di giorni di baci e di lacrime,  di saluti e groppi in gola.
Mentre il treno partiva lentamente i tuoi occhi si rimpicciolivano dietro il finestrino e io mi chiedevo : che mamma sarà? Non so quanti uomini siano cosi banali e patetici e languidi da chiedersi dopo 10 appuntamenti che mamma sarà la ragazza con cui stanno uscendo. Io lo sono,  banalmente patetico,  languido integralista del sentimentalismo. In fondo con te non ci sono mai "uscito",  ti ho solo amato.  Sempre e solo amato. Quindi è normale che al 10° giorno di treno mi sia chiesto che mamma saresti stata.
Sei esattamente la mamma che immaginavo quel giorno, con il cuore che scoppiava per l'ennesima partenza e la certezza di saperti vicina per sempre.  Destinale.
Destinale tu, destinale Sophie, destinali i nostri scombussolati 8 maggio di questa vita calma e sconvolta, limpida e contorta.
Una goccia di miele/ riluce nel ventre/ celeste del cielo.