Lui e quella bella storia della pipa di Bearzot, dei baffoni del vecchio Causio e del finto adolescente Bergomi, della testa alta di Antognoni e dell'esempio austero di Scirea. Dell'urlo di Tardelli, che per noi è un quadro che vale di più dell'Urlo di Munch. La storia di un presidente popolare (non populista) come Pertini che folleggia sugli spalti, delle partite a carte sull'aereo e di un paese che si godeva il boom economico.
Il signor Rossi da Prato è stato l'eroe normale, anche con i suoi errori da tipico italiano, di un mondo che è scomparso e che rimpiangiamo in una maniera insostenibile in questo tempo così disperante ed esasperante, che ci priva di tutto, anche delle partitelle dove ogni mingherlino poteva giocare a fare il Pablito di turno.
Ciao, hombre del Mundial.
venerdì 11 dicembre 2020
Pablito
Quando Pablito segnava ero troppo piccolo per capirlo, ma adesso lo capisco e so spiegarlo perché è così importante nel nostro immaginario.
Lui non aveva il pibe de oro come il Diez, né il fisico dirompente dei roboCr7 di oggi. Non era alto né tecnico, né potente né veloce. Era semplicemente normale, e la sua è stata l'epica di un tipetto normale che ha trasformato pari pari in realtà il sogno impossibile di ogni bambino mingherlino.
domenica 12 aprile 2020
Covidays
La formalità degli auguri non mi appartiene particolarmente. Non sono un ottimista fiducioso che rassicuri vacuamente il prossimo con un "andrà tutto bene". Non riesco neppure ad avere speranze fini a se stesse, se non rigidamente supportate da dati convincenti.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXshFlHd344mkK-AACuTnG5dyhET2zbJSB6FrKTL5ZZGu6UnQvi3pnG6quyKGokPPUCbRe8hKrJ9ltRN4kNGv0XU-aiL0wXsLIo6Zb7Uom1u0sgSHr0qD2-wh39ikLMBoJEIhqE_8yr4Qj/s320/106464077-1585330178603gettyimages-1171809511.jpeg)
portante dell'esistenza. Ci siamo d'improvviso resi conto di quanto il vortice di appuntamenti, impegni, affari, situazioni dettate dalla dominazione dispotica del lavoro sulle nostre vite fosse precario. Torneremo a essere distratti, costretti e distrutti dagli impegni, ma forse rimarrà in noi per qualche tempo un sentimento di pienezza e di appartenenza che ci sosterrà nei duri tempi che si prospettano.
Vedremo tutto ciò che è digitale come un po' meno freddo e ricorderemo che questi servizi troppo moderni e lontani ci hanno invece tenuti uniti e vicini, e anche un piccolo piacere consegnato a domicilio è un grande sollievo non scontato.
Ritorneremo forse a restituire dignità e onore a tutte le attività di sostegno al prossimo, smetteremo di insudiciare la bontà chiamandola stupidamente buonismo, e forse ci convinceremo finalmente che investire nella ricerca e nella conoscenza alla lunga è non solo più utile ed etico, ma anche finanziariamente più proficuo che tagliare i servizi.
In politica, avremo forse qualche prova in più del fatto che gli "uomini forti" che basano la loro forza sulla demagogia e il populismo, nel momento in cui si devono prendere decisioni impopolari non sono così forti: sono invece di una debolezza assoluta (vedasi i disastri di Trump e Johnson).
Ci convinceremo finalmente che per decidere servono informazioni e conoscenze e competenze che non possono essere tutte immediatamente chiare alle vaste platee. Competenze che i politici non possono avere: devono andare a prenderle in prestito dove quelle conoscenze ci sono, umilmente. Saper chiedere, ascoltare e tradurre in pratica dovrà diventare un nuovo e fondamentale criterio di selezione della classe dirigente del paese.
Ci convinceremo finalmente che per decidere servono informazioni e conoscenze e competenze che non possono essere tutte immediatamente chiare alle vaste platee. Competenze che i politici non possono avere: devono andare a prenderle in prestito dove quelle conoscenze ci sono, umilmente. Saper chiedere, ascoltare e tradurre in pratica dovrà diventare un nuovo e fondamentale criterio di selezione della classe dirigente del paese.
Ci dovremo fidare di più e non discutere sempre tutto e tutti senza averne le skills e le informazioni.
Saremo costretti, a fidarci di più. Del vicino di cassa al supermarket, del dirimpettaio di scrivania, del corriere che porta le scatole e del runner che porta la pizza. Saremo costretti a fidarci per tornare a vivere in comunità, sapendo che dentro ognuno di noi può nascondersi un untore involontario. Dovremo tornare a praticare umanità e perdono in dosi massicce: perché siamo stati divisi abbastanza, e c'è bisogno adesso di abbracciarci di nuovo, uniti in una speranza di ripresa che non è né individuale né locale, né nazionale né continentale. È solo umana.
domenica 2 febbraio 2020
Carneade, chi era costui?
Carneade, chi era costui?
Assurto agli onori della fama qualche secolo dopo la sua scomparsa, e solo per una boutade di Manzoni, questo filosofo greco deve la sua popolarità, fantozzianamente, all'assimilazione che viene fatta tra il suo nome e la simbologia del "perfetto sconosciuto". Eppure, questo signor nessuno della storia del pensiero umano, dopo tanti anni di meditazione, io lo trovo tra quelli che più mi convincono nella loro riflessione.
Incredibile, no?
Carneade è uno dei capofila della corrente degli scettici, uno che secoli e secoli e secoli fa aveva compreso quanto saggio sia sospendere il giudizio allorché non si hanno certezze da trasformare in verità. E a ben vedere, non le si hanno quasi mai (esattamente il contrario di quello che fanno oggi milioni di leoni da tastiera).
Aveva ragione lui: se non si hanno certezze, meglio attenersi al verosimile e al probabile (da cui la corrente del probabilismo di cui viene segnalato come guru fondatore).
Sospendere il giudizio significa non voler imporre la propria, pur fallibile, idea agli altri.
Niente ideologie autoritarie dunque, niente guerre di religione, niente fondamentalismi, rispetto per le libertà e il libero arbitrio, democrazia. Il mondo di Carneade è inevitabilmente un mondo di pace e di rispetto. Di cinica serenità. Il contrario del mondo di oggi, dove frotte di invasati ucciderebbero pur di difendere la propria balzana opinione, salvo poi cambiare opinione 10 giorni dopo.
Insomma, Carneade, chi era costui? Semplice: uno che abbiamo sbagliato a snobbare, a nostre spese.
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