lunedì 15 luglio 2013

Così parlò Calderoli

Da quando Enrico Letta ha avuto la spudoratezza di nominare ministro Cècile Kyenge, ai leghisti si è azzerata la salivazione. Un po' come se durante una cena sociale di cacciatori di cinghiali, facessi volare sulla tavolata un bel cinghialotto giovane, vivo e vegeto.
Il prode, ineffabile Roby Calderoli a questa mattanza ha voluto ovviamente presenziare in prima persona, e da protagonista, che lui è uno di quelli che contano, a quelle cene (una rilevazione statistica sul tasso alcoolico medio giornaliero lo dimostrerebbe senza possibili repliche).

Il memorabile ex dentista, ex ministro per la semplificazione, ex (sarebbe il caso) vicepresidente del senato, al grido di "Bergamo nazione/ tutto il resto è meridione" (il suo slogan preferito) si è prepotentemente inserito nella gara con i suoi pari a chi la dicesse più grossa contro il ministro uscendosene con un bel "quando vedo la Kyenge non posso non pensare ad un orango".
Calderoli però ne ha ben donde di criticare il neo-ministro, dall'alto della sua proficua stagione da servitore dello stato. Già, perché il nostro Robertino nazionale vanta grandi imprese...
Fustigatore inutile delle leggi inutili.
Un bel giorno organizzò un falò in cui raccontò al mondo di aver "simbolicamente" (ma non troppo) bruciato migliaia di leggi. Leggi vecchie, superate. Le ha tagliate, così, come si fa con i rami secchi, senza preoccuparsi di sostituirle, di ammodernarle, di riformarle. Ovvio, sarebbe stato troppo complesso per lui. La liaison tra il verde della camicia e quello delle siepi padane fa sperare in un futuro radioso nel giardinaggio.

Fustigatore di riti arcaici che si sposa con rito arcaico.
Come molti leghisti si compiace nel criticare la provenienza del ministro, criticandone una non precisata volontà di imporre "riti tribali" congo-style nel nostro paese. Che, detto da uno che si è sposato con "rito celtico" (davvero!) è decisamente ammirevole.


Fustigatore di leggi elettorali suine.
Calderoli è notoriamente il principale autore dell'attuale legge elettorale italiana, la peggiore delle galassie conosciute, il cosiddetto "Porcellum", da lui stesso definito "una porcata" (le metafore etologiche ne contraddistinguono da sempre la poetica). Spesso lo si sente oggi criticare quella legge, colto da senso di colpa. Come spesso gli accade, Calderoli prima fa il danno (e ne fa tanti), poi chiede scusa.

Si sa, il senso della misura e dell'autocoscienza non permea le profondità (?) dei nobili animi leghisti, ma la nostra sì, quindi per non farla troppo lunga la chiudiamo qui con l'elenco delle mirabilie calderoliane.
Rimane una conclusione finale: Calderoli e Kyenge, di fatto, si muovono in due direzioni, sulla via dell'evoluzione dell'umanità, totalmente opposte. Il ministro si batte alacremente per il Progresso, Calderoli al contrario è un campione morale del Regresso.

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