Ci sono arrivato recentemente, colpevolmente troppo recentemente, a loro.
Sono i The National, gruppo che nasce indie per sbocciare poi nelle classifiche di tutto il mondo senza perdere quell'approccio indipendente e personale che ne contorna da sempre lo stile.
Bloodbuzz Ohio, che sull'onda dell'entusiasmo mi spingerei a definire una delle più belle canzoni rock degli ultimi 15 anni (tanto sono gusti, avrei anche potuto dire inconfutabilmente 28 o 47), si appoggia, come molti altri successi del gruppo di Brooklyn, sul contrastato intreccio dolce-violento di batteria e voce. Una ritmica sostenuta, aggressiva, senza pause e irriflessiva, che si accompagna ad una voce baritonale profonda e calma, severa ma suadente.
Pur senza raggiungere grandi vette poetiche (in altre canzoni Matt Berninger fornisce prove di scrittura ben più apprezzabili: penso, ad esempio, a "pink rabbits") nella canzone emana un mood, una maturità che va oltre l'abilità puramente letteraria delle assonanze e delle metafore. Nello scorrere e nel rincorrersi di voce e ritmo si formano nell'immaginario dell'ascoltatore, pur senza essere evocate direttamente, immagini mitiche della cinematografia americana di tardo-pomeriggi piovosi da affrontare con il trench indosso.
In un andirivieni di rimpianti e delusioni (d'altronde, la definizione che i The national danno della propria musica è "delusional rock"...) le emozioni di una solitudine tormentata cozzano tra sé nella canzone sullo sfondo del "bellwether state", l'Ohio appunto, terra di industrie, di natura fertile e di politica (la politica è una costante nella vita pubblica del gruppo, come dimostrano le performances in favore di Obama di "Mr. November").
In un andirivieni di rimpianti e delusioni (d'altronde, la definizione che i The national danno della propria musica è "delusional rock"...) le emozioni di una solitudine tormentata cozzano tra sé nella canzone sullo sfondo del "bellwether state", l'Ohio appunto, terra di industrie, di natura fertile e di politica (la politica è una costante nella vita pubblica del gruppo, come dimostrano le performances in favore di Obama di "Mr. November").
Il finale erge sul piedistallo una cavalcata di chitarra perfettamente calata nell'ambientazione, e va a chiudere con un'energia travolgente il pezzo, lasciando emergere finalmente, in un lampo di democrazia un po' octroyèe, anche gli altri componenti della band (due coppie di gemelli).
Interessante anche il video, nel quale è assoluto protagonista un Berninger un po' piacione ma perfettamente calato, humphreybogartianamente, nella storia.
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