Viviamo in un' epoca in cui i produttori seriali di alibi accatastano denari e idolatria più di chi prova a regalare un sogno o un'emozione.
Forse perché la dittatura globale dell'intrattenimento ha creato orde di sognatori arditi delusi dalla (propria) vita, voluttuosi traditi dalla triste ripetitività del reale che cercano adesso qualsiasi capro espiatorio per incolpare chiunque (ma non se stessi) della propria ordinarietà.
Forse perché le retoriche sui sogni, sui successi, sulla fama, sull'ambizione-a-ogni-costo hanno tradotto la normalità in banalità.
Forse perché i social network stanno trasformando la democrazia digitale in un impero globale della sciocchezza, e anziché liberare sacrosante rivendicazioni si sono trasformati in megafono dell'ignoranza.
Proprio in questo contesto di annichilimento del ragionamento, del sapere, dello studio, si inseriscono questi distributori seriali di paure, di colpe facili, di interessi immediati. I populisti rilasciano alibi per tutti e in quantità industriali: hai perso il lavoro? non è perché non conosci neppure la tabellina del 9 e i congiuntivi pensi siano liste di nozze online, no no, è per colpa dell'immigrazione, della globalizzazione, dell'Europa, dell'Euro, del PD, degli intellettuali di sinistra e dei film di Kieslowksi.
Tanti, troppi uomini cercano il solletico facile del "politically uncorrect", si lasciano vincere dalla frustrazione e si incamminano, mani sugli occhi, verso una cinismo devastante e mortifero.
Anni di sensibilizzazioni, di lotte, di insegnamenti nelle scuole, di elevazione culturale, di battaglie civili diventano insignificante brusio. Ogni ideale, ogni sentimentale slancio di solidarietà, di pace diviene oggetto di dileggio & disprezzo nell'agorà virtuale dei populisti: vale solo la difesa del proprio orticello, piccolo piccolo, sempre più piccolo, sempre più cupo.
Ed io ho paura di questo progresso che nasconde (neppure troppo) i sintomi del regresso.
Forse perché la dittatura globale dell'intrattenimento ha creato orde di sognatori arditi delusi dalla (propria) vita, voluttuosi traditi dalla triste ripetitività del reale che cercano adesso qualsiasi capro espiatorio per incolpare chiunque (ma non se stessi) della propria ordinarietà.
Forse perché le retoriche sui sogni, sui successi, sulla fama, sull'ambizione-a-ogni-costo hanno tradotto la normalità in banalità.
Forse perché i social network stanno trasformando la democrazia digitale in un impero globale della sciocchezza, e anziché liberare sacrosante rivendicazioni si sono trasformati in megafono dell'ignoranza.
Proprio in questo contesto di annichilimento del ragionamento, del sapere, dello studio, si inseriscono questi distributori seriali di paure, di colpe facili, di interessi immediati. I populisti rilasciano alibi per tutti e in quantità industriali: hai perso il lavoro? non è perché non conosci neppure la tabellina del 9 e i congiuntivi pensi siano liste di nozze online, no no, è per colpa dell'immigrazione, della globalizzazione, dell'Europa, dell'Euro, del PD, degli intellettuali di sinistra e dei film di Kieslowksi.
Tanti, troppi uomini cercano il solletico facile del "politically uncorrect", si lasciano vincere dalla frustrazione e si incamminano, mani sugli occhi, verso una cinismo devastante e mortifero.
Anni di sensibilizzazioni, di lotte, di insegnamenti nelle scuole, di elevazione culturale, di battaglie civili diventano insignificante brusio. Ogni ideale, ogni sentimentale slancio di solidarietà, di pace diviene oggetto di dileggio & disprezzo nell'agorà virtuale dei populisti: vale solo la difesa del proprio orticello, piccolo piccolo, sempre più piccolo, sempre più cupo.
Ed io ho paura di questo progresso che nasconde (neppure troppo) i sintomi del regresso.
Nessun commento:
Posta un commento