Le ultime vicende elettorali nei paesi più influenti sullo scacchiere geopolitico mondiale hanno presentato spesso un confronto tra forze liberal-democratiche e movimenti pseudo-nazionalisti.
La storia dimostra che non esistono idee vincenti, o ideologie aprioristicamente malsane, escludendo gli estremismi ovviamente, tuttavia per molti anni è sembrato che il liberalismo democratico fosse l'approdo più naturale per molti sistemi politici occidentali. Oggi però questo approdo sembra lontano dall'essere raggiunto, a causa di vistose crepe che una classe dirigente troppo autoreferenziale non ha saputo intravvedere.
Il liberalismo non è liberale però quando le diseguaglianze, dovute alla polarizzazione della ricchezza, escludono larghe fette di popolazione dalla possibilità di auto-affermazione.
La tanto sbandierata meritocrazia, una delle basi fondanti della democrazia liberale, senza un'uguaglianza dei punti di partenza è del tutto arbitraria in quanto limitata, dunque è insito in un liberalismo moderno, compiuto, auto-evoluto un certo affrancamento dal liberismo economico.
Trascurare politiche di riequilibrio, di giustizia sociale, come molti governi recenti anche di centro-sinistra hanno fatto in diversi paesi europei, a scapito di una pur necessaria tutela degli attori economici principali, ovvero le aziende (industrie o banche esse fossero), ha fatto sì che si inasprisse il risentimento di vaste fasce di popolazione verso la politica, scatenando una rincorsa ad un voto irrazionale, asincrono rispetto alle reali necessità di questa nostra società contemporanea.
Questa disattenzione a forme di tutela, specie delle nuove generazioni, ha lasciato campo aperto a movimenti populisti, a demagoghi, a demiurghi della disonestà intellettuale, che hanno avuto come cassa di risonanza principale il web.
Cosa può essere, a cosa può portare lo sciovinismo, il sovranismo ululato dai novelli nazionalisti, in un tempo in cui ogni risposta, ogni acquisto, ogni viaggio può essere tradotto in realtà in 5 minuti digitando una parola su uno smartphone?
Questo movimento, questa deriva, questa aspirazione può davvero essere altro che una mera ricerca di consenso fine a se stessa? No, come dimostrano i pessimi risultati, le strategie tutt'altro che popolari adottate da Trump negli Stati Uniti (vedasi il suo tentativo di riforma fiscale), ma anche la dipartita di Farage dopo la Brexit, o l'inesistenza di un programma compiuto e credibile del M5S in italia dopo ormai anni di presenza sulla scena politica.
Il tempo scorre inesorabilmente verso un globalismo dei consumi, delle passioni, delle curiosità, della circolazione e fruizione della bellezza e dell'intrattenimento.
Occorre però ascoltare le istanze che i cittadini riversano in questo voto irrazionale, istintivo, rielaborarle e trasformarle in provvedimenti reali, incisivi, concreti su temi quali tutela delle fasce più deboli, sicurezza, organizzazione intelligente e articolata dei flussi migratori.
Se questa classe dirigente non è all'altezza del compito, l'obiettivo non è annientare i valori e le istituzioni su cui si è poggiato il progresso dell'umanità negli ultimi decenni, ma migliorare la selezione, e forse la formazione di questa classe dirigente. Solo così potremo escludere pericolosi tuffi in un passato che mai come in questi giorni fingiamo di dimenticare quanto sia stato pericoloso.