mercoledì 28 novembre 2012

Parenti serpenti

Ieri sera si è svolto il primo faccia a faccia televisivo tra i 2 candidati al ballottaggio delle Primarie del Centrosinistra.

Chiunque parteggi o abbia anche una lieve inclinazione per uno dei due avrà visto in quel candidato il vincitore della serata. 
Il problema è che da un punto di vista linguistico, comunicativo, di approccio alla cosa pubblica i due contendenti non sono paragonabili: sono due cose esattamente opposte e in antitesi. Quello che emerge è infatti più che un conflitto di contenuti un conflitto generazionale, uno scontro tra padre e figlio, o tra zio e nipote, come molti hanno sottolineato, e come spesso accade anche nelle famiglie pur con tutto l'affetto possibile generazioni diverse ragionano in maniere diverse.
A farla da padrone più che uno spirito dialogico è un istinto contrapposto: quello conservativo degli "anziani" e quello sovversivo dei giovani, e si tratta di una semplificazione "animale" che sopravanza qualsiasi programma o progetto di amministrazione del paese.

In questi confronti si cerca sempre un vincitore e uno sconfitto. Ebbene, ad emergere come vincitore assoluto, più che un candidato, è un concetto: quello del rinnovamento. Il merito di Renzi è quello di aver costretto a cambiare, ad evolversi, a ristrutturarsi l'intero PD, dandogli un impronta nuova, americana, moderna, ma soprattutto costringendolo a inseguirlo su alcuni temi come il finanziamento pubblico o il numero dei parlamentari. Senza questi confronti pubblici probabilmente il partito avrebbe tenuto in sordina  queste istanze fino a (far finta di) dimenticarle, come sempre. Questo adesso non è più possibile.

martedì 27 novembre 2012

Primo: Primarie!


La giornata del 25 Novembre è stata indubbiamente un grande momento di partecipazione democratica.
Ciò che qualifica e dà valore alle Primarie è questa partecipazione informata, attiva, documentata.
Le primarie rappresentano lo spirito con cui ogni tornata elettorale dovrebbe essere vissuta, con i suoi confronti accesi ma propositivi, scontri dialettici che scaturiscono in nuove idee, nuove soluzioni.

"Levatrici della storia" democratica, le Primarie spesso finiscono per rappresentare il vero momento di svolta per un paese: è successo con Obama nel 2008, potrebbe succedere oggi in Italia.
Tuttavia, le resistenze conservatrici e corporative in Italia sono talvolta più forti e influenti delle tanto contestate lobbies americane, che allora non riuscirono a frenare l'ascesa del neo-rieletto Presidente USA, mentre da noi con ogni probabilità riusciranno nell'intento di bloccare il cambiamento il cui portabandiera, Matteo Renzi, appare evidentemente contrastato da tutta la Nomenklatura del suo partito.
Il dato che fa scalpore infatti è che solo il 2-3% dei parlamentari eletti nelle fila del PD sostiene la sua candidatura, la quale invece riscuote almeno il 35,5 % dei consensi nel paese.

Proprio su questa distanza della classe dirigente dal paese reale deve far forza il sindaco di Firenze, ed in particolare su 3 punti specifici:
  1. la mai smentita possibilità di alleanza con l'UDC da parte del segretario Bersani;
  2. il sostegno mai venuto meno al governo Monti;
  3. l'incapacità di lettura e comprensione di questo tempo da parte della classe dirigente attuale.
1) Come dimostrano i sondaggi, partiti vecchi, stanchi, che vivono di mera tattica come l'UDC si avviano ad essere spazzati via dal parlamento. Non capire che l'elettorato non perdona neppure il dialogo con questi partiti significa non aver capito da dove proviene la marea montante dell' antipolitica, e quindi significa non essere in grado di riportarla entro ambiti istituzionali.
2) I meriti del governo Monti sono indubbi e riconosciuti da molti, ma si limitano ai primi 2-3 mesi di attività.
Un governo di tecnici come questo, oltre a riportare rigore e credibilità, non poteva fare molto, mancando del tutto di inventiva, si fantasia, di capacità si ascoltare e interpretare. Si tratta di un governo ottimi professori bravi ad applicare delle teorie, non a partorirne di nuove. Per uscire dalla recessione il paese ha bisogno di idee, di nuove soluzioni, di nuovi ambiti in cui investire come quello dell' IT o della digitalizzazione delle amministrazioni. Se non troviamo ambiti in cui i giovani possano esprimersi e crescere (come d esempio meritoriamente ha fatto Vendola in Puglia) non usciremo mai da questa stagnazione economica e sociale.
Il Pd di Bersani ha sostenuto e sostiene tuttora il Governo, condividendone tutte le scelte recessive
3) Quanto elencato sopra è un' ulteriore dimostrazione dell'incapacità di saper leggere il tempo e le situazioni da parte di una classe dirigente abituata alla sconfitta, ma sopratutto abituata a subire le situazioni, le evoluzioni della società e della politica. Renzi ha dimostrato di saper andare incontro all'umore del paese incanalandolo in proposte e soluzioni che riportino fiducia nelle istituzioni.
Ad esempio l'abolizione del a finanziamento pubblico, pur non essendo soluzione di nessun problema grave, permette di riportare un minimo di credibilità alla politica, ma anche questo la classe dirigente di Bersani, D'Alema, Bindi non lo ha recepito. 

Per tutto questo ritengo che Domenica prossima abbiamo a portata di mano una svolta epocale, non saperla cogliere sarebbe un peccato mortale.
 


domenica 11 novembre 2012

Società civile?

Dietro la formuletta magica della "società civile", luogo comune trito e ritrito divenuto ormai obbligatorio per chiunque decida di lanciare la propria candidatura a qualsiasi livello di amministrazione pubblica, si cela in realtà un enorme vuoto di personale politico.
Un vuoto che in primo luogo nasce dalla diffidenza ormai assurta a dogma nei confronti dei "politici di professione", considerati sostanzialmente dei parassiti da eliminare quanto prima.
In secondo luogo, e conseguenza del primo, il problema è dovuto alla velocità con cui nuove formazioni politiche, ad esempio il M5S o la Lista per Monti, si sono imposte sulla scena pubblica, non avendo il tempo di creare e formare una classe dirigente adeguata alle difficoltà che la gestione della Res Publica presenta.
Ci troviamo così di fronte a casi di dilettantismo come quello della formazione della giunta comunale a Parma, perché è ormai passata l'idea populista che "basta che siano nuovi vanno tutti bene".

Il rischio quindi è quello di passare da una classe dirigente consumata, rattrappita, ripiegata su se stessa per i troppi anni di (discutibile) servizio ad una classe dirigente incompetente, impreparata, e quindi in quanto tale manovrabile e fallace.

Questo paese come sempre rifugge dall'equilibrio, conseguenza di scelte ponderate e giudizi oculati che non ci appartengono. Siamo un paese con troppa pazienza che non si decide mai a cambiare, che poi un bel giorno, all'improvviso, si sveglia senza pazienza e decide di cambiare tutto, senza se senza ma e senza perché. Ci diamo in pasto al primo cantastorie carismatico che incontriamo mediaticamente e gli spalanchiamo le porte di un potere assoluto e senza freni. Così facendo, permettiamo al potente di turno (Monti e Berlusconi ne sono due esempi emblematici) di candidare personaggi senza esperienza, senza garanzia, e soprattutto senza idee, con l'unico scopo di poter poi manovrare liberamente queste espressioni della "società civile".

sabato 10 novembre 2012

la Vocazione Maggioritaria.

Si torna a parlare di Vocazione maggioritaria, concetto portante dell'avventura Veltroniana: idea tanto affascinante quanto perdente.
Tuttavia, non possiamo negare che anche gli ensemble di vario genere che abbiamo visto scorrere negli anni non siano stati in realtà così vincenti: il governo Prodi ucciso dai post-comunisti ne è l'esempio più forte nella memoria (sempre piuttosto corta) di elettori ed eletti.

Renzi nelle sue ultime dichiarazioni ha fatto capire di voler tornare a quella vocazione maggioritaria, per due motivi:

  1. Assenza di alleati.
    Nessuno al di fuori della schiera dei suoi sostenitori lo appoggia, nessun altro partito, nessun altro movimento. Il suo porsi come "rottamatore" gli ha fatto guadagnare solo antipatie e ostacoli.
  2. La vocazione "americana".
    Il suo obiettivo finale, la sua "visione" politica ha come modello esplicito quello americano. Oltre ad essere questo esempio tanto fresco quanto vincente, rappresenta una direzione che l'Italia ha bisogno di intraprendere per risolvere una volta per tutte l'annosa tragedia dell'ingovernabilità.
La vocazione americana, seppur profondamente criticabile per alcuni aspetti quali i costi enormi delle campagne elettorali e una personalizzazione/spettacolarizzazione eccessiva, ha tutti i connotati di una democrazia partecipativa autentica e funzionale, alla quale un paese in gravissimo deficit di coinvolgimento popolare come il nostro dovrebbe puntare senza troppi fronzoli.

giovedì 1 novembre 2012

Apologìa dell'astensione.


Devo ammetterlo, l'idea che le sorti della Sicilia siano state decise da una minoranza di elettori mi gratifica.
Mi gratifica profondamente l'utopia che le sorti di una regione, di un comune, di un paese siano decise da chi le ha a cuore, ritenendo quindi di recarsi doverosamente e orgogliosamente al seggio elettorale.
Tutti coloro che non hanno idee, o non le hanno chiare, stiano pure al mare o in montagna o davanti alla Tv.
Tutti coloro che si trincerano dietro un "no comment" perché effettivamente hanno poco da commentare se non criticare acriticamente la politica, rimangano pure al bar a giocare a scopone scientifico.
Tutti coloro che pensano di farsi beffa dei professionisti della politica non esercitando il diritto/dovere di essere "choosy", di selezionare e scegliere, hanno compreso ben poco delle dinamiche democratiche, per cui rimangano pure a pitturare i controinfissi o a bere un aperitivo al Lounge bar.
Sceglieremo noi anche per Voi, abbiate fede.