Attenzione attenzione!
Mentre i più ingenui paiono essere affaccendati nella preparazione di un semplice, misero, piuttosto rattrappito periodo di ferie agostane, ci sono uomini dallo spessore IMMENSO che ci avvisano che qualcosa di enorme sta per accadere.
Sì, lo so, ora che sto per parlare di Guerra Civile e di Sandro Bondi insieme, tutti penseranno al solito pezzo sarcastico ai limite del surreale.
Eppure, eccola qua l'arcigna dichiarazione:
Sì, Sandro Bondi. Nato fisicamente a Fivizzano e politicamente nel Partito Comunista Italiano, noto agli amici post-rivoluzionari del tempo con il nome di battaglia "Ravanello" (rosso fuori bianco dentro), oltre ad una sfavillante carriera dirigenziale prima nel PCI e poi in Forza Italia-PDL, si è distinto nel tempo come alacre difensore dei secolari beni culturali italiani (a parte un paio di crolli) ma anche come sommo poeta del berlusconismo.
Le malelingue sono solite, schiave della propria invidia, additarlo come un meschino adulatore, non cogliendo che l'opera omnia di questo vate e del suo editore, Vanity Fair, sono in tutto e per tutto paragonabili a rapporti fecondi del passato aulico della nostra letteratura come quello tra Ardengo Soffici e Lacerba o tra Vittorini e "Il Menabò".
Oggi però il sandrino nazionale dismette i panni dell'uomo di cultura, del vate contemporaneo per dare fiato e voce all'indignazione, alla voglia di sovvertire questa società putrida in cui affiora, come malerba, un'ingiustizia intollerabile da estirpare per tutte le anime belle come lui: la condanna a Berlusconi.
Giammai potrà colui che lasciò ai posteri versi come quelli che riporteremo di seguito accettare una limitazione della libertà quale quella che si prefigura nei confronti del più buono tra i buoni, il più santo tra i santi, lo si sappia.
Dunque, il bonario comunista-per-errore, il Don Abbondio divenuto Manzoni, si accinge oggi a dichiarare la GUERRA CIVILE.
Ebbene sì: dalla sua bocca sono giunte parole infuocate degne del più ardito Marinetti, del più audace D'Annunzio. Ha chiamato a raccolta l'Esercito di Silvio e ha giurato assoluta eversione: dimissioni di massa dei parlamentari, sit-in azzurri, occupazioni di massa delle piazze con migliaia di pensionati in gita.
Poi la moglie lo ha chiamato a tavola che c'era pronta la Carsenta e tutto è rientrato.
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Ecco, come promesso, alcune perle del Maestro/Poeta/Guerriero-per-un-giorno:
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