mercoledì 7 agosto 2013

La lepre e i suoi fratelli

Arto Paasilinna è uno scrittore finlandese, tra i più famosi e seguiti autori scandinavi contemporanei.
Come molti tra i più influenti letterati provenienti dal Nord (Hamsun in primis e come capostipite, ovviamente) pone al centro della sua narrazione la natura in tutte le sue sfaccettature: le bellezze, i pericoli, le emozioni che l'uomo ne ricava al contatto.

Il suo libro più conosciuto è "L'anno della lepre", uscito nel 1975 ed edito in Italia dalla meritoria casa editrice Iperborea nel 1994, ed ha ottenuto un grande successo editoriale anche in Italia (oltre 70.000 copie vendute).

"Sull'automobile viaggiavano due uomini depressi. [...] Lungo la strada sterrata il paesaggio finlandese scorreva sotto il loro sguardo stanco, ma nessuno dei due prestava la minima attenzione alla bellezza della sera".

L'incipit del libro è un' ouverture di cinismo e apatia in cui i protagonisti sembrano non cogliere quello che è invece il senso profondo di quasi tutta la produzione letteraria finnica: un rapporto fecondo con la natura che detta e fa da sfondo ai ritmi intermittenti della vita. 
Poi però il viaggio on the road del protagonista, in compagnia della sua lepre adottiva e in fuga dai conformismi sociali, si trasforma e va a rappresentare con successo la necessità di libertà autentica che alberga in ogni uomo, più o meno repressa. Sovvertendo l'aforisma nicciano ("libero da che cosa? che importa a Zarathustra? ma il tuo occhio deve limpidamente annunciarmi: libero per che cosa?"), quello di Paasilinna è un "Liberi Da" senza compromessi, senza ripensamenti.
Il plot, e la lettura stessa, divengono quindi un vero e proprio viaggio, un karma purificatore che segue di pari passo la trasformazione dell'ex giornalista Vatanen da schiavo delle convenzioni sociali ad autentico avventuriero.

Come in ogni libro di Paasilinna non manca poi un'abbondante dose di ironia, protagonista in situazioni talvolta al limite del surreale. Si tratta di un trait d'union di tutta la sua produzione, che quasi sempre prende spunto da collocazioni sceniche border-line per poi dispiegarsi in una narrazione in continua oscillazione tra il sarcasmo e l'intimismo più profondo. Basti pensare alla paradossale trama di "Piccoli suicidi tra amici" (un'associazone di aspiranti suicidi, la Libera Associazione Morituri Anonimi) o al personaggio mistico e strampalato di Linnea Lindemann, la levatrice/pescatrice/sciamana protagonista di "Sangue caldo, nervi d'acciaio".

Il vissuto multilevel, multitasking di Paasilinna (guardiaboschi, giornalista, poeta, scrittore) emerge chiaramente ne "L'anno della lepre" come in quasi tutti gli altri suoi testi, ed è forse questa la piccola meraviglia che accende la sua scrittura: la capacità di entrare ed uscire, con leggerezza e tempi perfetti, dalla realtà, il saperla ora vivere ora giudicare/raccontare in maniera ironica e al contempo profonda, accompagnando la lettura di scoperta in scoperta, di paesaggio in paesaggio, senza mai scadere nella banalità o nella ripetitività.

Buona lettura.

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