Si tratta di una decisione che mostra un'apertura, una comprensione e una disponibilità al dialogo con i non credenti mai vista prima da parte della Chiesa, che colpisce anche emozionalmente chi da sempre custodisce nel silenzio della propria anima dubbi e riflessioni ai confini dello spirito.
Scalfari poneva, tra le altre, alcune domande riguardanti il rapporto tra Dio e una possibile, eventuale Grazia a un non credente. Ebbene, contrariamente alle più deteriori ortodossie, Papa Francesco ha dimostrato di avere un'apertura mentale sul tema e una sensibilità sorprendenti.
"Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza."
É questa la risposta centrale di tutto il dialogo, ed è un messaggio rivoluzionario, prepotente, scandaloso nella sua modernità.
I ferventi credenti hanno sempre concepito la propria fede, fatta di preghiera e sacrifici, come unica depositaria di verità, unico sentiero che portasse alla Grazia, alla salvezza, al Paradiso. Ne avevano ben donde, viste le privazioni cui la dottrina li obbligava.
Per i non-credenti di buon senso, tifosi del libero arbitrio e attenti ascoltatori della propria coscienza, era inconcepibile che un Dio "buono" come quello cristiano non fosse in grado di andare oltre le barriere dogmatiche e non sapesse vedere attraverso i muri dell'appartenenza: la coscienza pura, il comportamento etico, la moralità dispiegata nei comportamenti quotidiani e verso il prossimo non potevano non essere considerati nel "giudizio finale".
Oggi, dalle parole che emergono da questo dialogo, sappiamo che anche senza il dono della Fede l'agire coscienzioso è ritenuto salvifico, anche dal capo della Chiesa. Viene da pensare, leggendo le parole del Papa, che le ortodossie non abbiano dunque ragion d'essere, non siano poi così apprezzate, e rappresentino soltanto un inutile estremismo atto soltanto a creare conflitti tra popoli, tra etnie, tra persone. Un irrigidimento ideologico che non è figlio di una spiritualità verace.
Un clima di maggiore tolleranza, incontro ed equilibrio può essere inaugurato da questa nuova prospettiva, e non può che portare benefici all'intero sistema di relazioni del genere umano.
Scalfari poneva, tra le altre, alcune domande riguardanti il rapporto tra Dio e una possibile, eventuale Grazia a un non credente. Ebbene, contrariamente alle più deteriori ortodossie, Papa Francesco ha dimostrato di avere un'apertura mentale sul tema e una sensibilità sorprendenti.
"Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza."
É questa la risposta centrale di tutto il dialogo, ed è un messaggio rivoluzionario, prepotente, scandaloso nella sua modernità.
I ferventi credenti hanno sempre concepito la propria fede, fatta di preghiera e sacrifici, come unica depositaria di verità, unico sentiero che portasse alla Grazia, alla salvezza, al Paradiso. Ne avevano ben donde, viste le privazioni cui la dottrina li obbligava.
Per i non-credenti di buon senso, tifosi del libero arbitrio e attenti ascoltatori della propria coscienza, era inconcepibile che un Dio "buono" come quello cristiano non fosse in grado di andare oltre le barriere dogmatiche e non sapesse vedere attraverso i muri dell'appartenenza: la coscienza pura, il comportamento etico, la moralità dispiegata nei comportamenti quotidiani e verso il prossimo non potevano non essere considerati nel "giudizio finale".
Oggi, dalle parole che emergono da questo dialogo, sappiamo che anche senza il dono della Fede l'agire coscienzioso è ritenuto salvifico, anche dal capo della Chiesa. Viene da pensare, leggendo le parole del Papa, che le ortodossie non abbiano dunque ragion d'essere, non siano poi così apprezzate, e rappresentino soltanto un inutile estremismo atto soltanto a creare conflitti tra popoli, tra etnie, tra persone. Un irrigidimento ideologico che non è figlio di una spiritualità verace.
Un clima di maggiore tolleranza, incontro ed equilibrio può essere inaugurato da questa nuova prospettiva, e non può che portare benefici all'intero sistema di relazioni del genere umano.
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