In pompa magna il governo ha annunciato l'abolizione dell'IMU, vero e proprio grido di battaglia del PDL che ha consentito alla coalizione di Silvio Berlusconi di recuperare, in "zona Cesarini", diversi punti percentuali alle elezioni di Febbraio.
I vari Alfano, Cicchitto, Lupi e Berlusconi stesso esultano scompostamente sbandierando questo risultato come una loro esclusiva vittoria, una promessa mantenuta: ne sono piacevolmente sorpresi tutti gli elettori di centrodestra, non avendo il loro vate quasi mai mantenuto le fantasmagoriche promesse fatte nelle numerose campagne elettorali cui ha partecipato.
Da un punto di vista puramente tattico però la questione va analizzata un po' meglio.
Detto che non si tratta di un' abolizione ma di una semplice sospensione, con successiva rimodulazione e ridenominazione (si chiamerà Service Tax), si tratta implicitamente dell'ammissione da parte del governo (e quindi del centrodestra alleato) che di una tassa che vada a coprire anche gli immobili, in Italia, non si può fare a meno.
Se il centrosinistra, acconsentendo ad un'operazione che va a toccare tutta la popolazione, ha di fatto rinunciato ad una difesa delle fasce sociali più deboli, tradendo quindi il proprio corpo elettorale maggioritario, con questa concessione comunque mette nell'angolo il PDL per la questione giudiziaria di Berlusconi, in quanto adesso qualsiasi minaccia dovessero avanzare per l'esecutivo le varie pitonesse o i soliti Gasparri, Cicchitto Bondi ecc. lo farebbero unicamente per l'interesse di parte, e non per quello nazionale.
A quel punto il PD avrebbe gioco facile, in campagna elettorale, a presentarsi come unico vero partito di governo e di responsabilità presente in Italia, quale in effetti è pur con tutti gli innumerevoli, noti difetti.
L'abile manovra diplomatica di Letta sottolinea però, ancora una volta, l'anima tatticista, speculativa, democristiana dunque di questo governo e del suo premier, che predilige fino all'eccesso l'arma diplomatica a quella progettuale.
Nella sua più indiscutibile abilità consta quindi anche la più evidente debolezza di Letta e del suo entourage: la capacità di mediare e trovare soluzioni raggiungendo compromessi con lo storico avversario ha finito per nascondere, appannare la capacità/possibilità di proporre idee, programmi direttamente riconducibili al PD.
Per questo motivo, una volta finita l'esperienza di questo governo provvisorio, non potrà essere lo stesso presidente del consiglio a guidare una futura coalizione di centrosinistra, perché l'elettorato faticherebbe a riconoscere credibilità a proposte riformiste, originali, di rottura ad una dirigenza che si è cimentata in questi mesi in abbondanti dosi di conservazione e compromesso.
Nella sua più indiscutibile abilità consta quindi anche la più evidente debolezza di Letta e del suo entourage: la capacità di mediare e trovare soluzioni raggiungendo compromessi con lo storico avversario ha finito per nascondere, appannare la capacità/possibilità di proporre idee, programmi direttamente riconducibili al PD.
Per questo motivo, una volta finita l'esperienza di questo governo provvisorio, non potrà essere lo stesso presidente del consiglio a guidare una futura coalizione di centrosinistra, perché l'elettorato faticherebbe a riconoscere credibilità a proposte riformiste, originali, di rottura ad una dirigenza che si è cimentata in questi mesi in abbondanti dosi di conservazione e compromesso.