sabato 19 ottobre 2013

La polverizzazione del centrismo.

Il 18 Ottobre 2013, con le dimissioni di Mario Monti da Scelta Civica (sottospecie di partito da lui stesso fondato nel 2012) giunge a compimento l'implosione del centrismo. Per i sostenitori, come chi scrive, di un bipolarismo forte e radicato, non si tratta di un punto di arrivo ma di un punto di partenza, dal quale iniziare a costruire una sistema dell'alternanza che abbia prospettive solide e durature.
Scelta Civica è stato, oltre ad un bluff organizzativo (spiegheremo dopo il perché) un ottimo misuratore di intuito politico a capacità ermeneutiche dei commentatori politici: chi ha creduto in questo progetto ne è evidentemente privo. Sì, perché questo agglomerato di democristiani con ansia da riciclo, di ex pidiellini convinti della diaspora imminente di Berlusconi, di rigoristi che sbagliano porta, di sportivi e giornalisti in cerca di vitalizi è stato davvero uno dei più grandi collettori di errori ed errate valutazioni nella storia della Repubblica.
A cominciare dall'evidente contraddizione di chi dice di considerare la stabilità come il più importante dei valori ma poi non si adopera in alcun modo (per puro tornaconto egoistico) a rafforzare tale stabilità in maniera duratura, nell'unico modo possibile: dare al paese un sistema istituzionale che garantisca governi forti, in un contesto bipolare all'anglosassone che è l'unico in grado di cristallizzarlo negli anni.
Quanto a Monti: il professore ha avuto un suo ruolo anche positivo nell'avviare un inversione di tendenza del paese in termini di maggiore attenzioni ai conti, maggiore responsabilità, ha riportato l'Europa e gli Usa ad avere fiducia nell'Italia rilanciandone anche l'immagina etica.
L'assenza di visione "politica" di un uomo algidamente tecnico però ha esaurito il suo carisma e la sua presa sull'opinione pubblica italiana nel giro di poche settimane. Proprio in virtù di questa mancanza totale di prospettive se non meramente economico-finanziarie avrebbe dovuto portare Monti, con un'umiltà della quale probabilmente è privo, a capire di non essere in grado di guidare un movimento politico: perché la politica è un quid universale, investe la vita delle persone a 360°, tocca temi che vanno dai diritti civili all'organizzazione dei servizi, ha bisogno di interpretazione e rielaborazione della realtà e delle problematiche esistenziali dei cittadini, cosa che una visione puramente economicistica come quella del Professore non può fornire.
Al di là delle derive personalistiche di diversi movimenti politici italiani, un minimo di leadership organizzativa, motivazionale, carismatica è necessaria: la limitatezza di Monti, la sua timidezza, la sua robotica abnegazione al mondo delle radici quadrate nascondevano in sé sin dall'inizio le radici del fallimento di questa esperienza.
Per questo alla fine Scelta Civica, usurata dalle tensioni interne che Monti non ha saputo né capire né gestire, si avvia al disfacimento, lasciando che i propri componenti si avviino verso un centrodestra più moderato, verso un centrosinistra nel quale la matrice cattolica è sempre più forte, oppure (e per molti personaggi è la cosa più auspicabile) verso la scomparsa dal panorama politico nazionale.
La strada verso un bipolarismo compiuto è oggi un briciolo più facile: le derive proporzionaliste hanno un sostenitore forte in meno, e l'assetto istituzionale ha un motivo in meno per non approvare in tempi stretti una riforma elettorale che vada verso la democrazia dell'alternanza.

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