mercoledì 30 gennaio 2013

Fantasmi


"tra le tombe del monumentale,
trovi Dio, trovi Montale, ed un’opaca infinità."

Sono 2 brevi versi tratti da una delle più affascinanti canzoni contenute nel nuovo album dei toscani Baustelle, "Fantasma".
Inizio con questi brevi versi perché questo è un post che si propone un' impresa pazzerella: parlare di politica partendo dalla musica.
Ebbene, ascoltando questo nuovo disco scritto da uno dei migliori songwriters italiani della nuova generazione, Francesco Bianconi, la constatazione che sorge spontanea verte sulla bellezza del rischio, della sperimentazione, dell'inseguimento di un'idea (piuttosto fuori dagli schemi) come quella del concept alla base di questo disco.
La voglia di donare al pubblico il frutto delle proprie riflessioni, della propria passione verace, non artificiosamente modulata dalle oscene richieste dell'industria musicale è una gemma preziosa che gli appassionati di musica sapranno apprezzare.
E cosa c'entra la politica?
C'entra eccome. Quello che manca ai tanti candidati alle più importanti cariche istituzionali oggi, e la campagna elettorale ne è un tragico esempio, è infatti proprio la voglia di trovare soluzioni nuove, provare a mettere a frutto le proprie esperienze e capacità per provare a recuperare credibilità tra i cittadini.
La politica insegue unicamente il consenso, falcidiando ormai qualsiasi tentativo di novità, di diversità.
Programmi tutti uguali, dibattiti che si concentrano su argomenti gretti, immediati, tremendamente immanenti: fisco, tasse, Imu, banche.
La politica ha perso qualsiasi capacità di riattivare la voglia di sognare, di sperare, di risorgere.
A tutti noi sognatori, idealisti, non rimane quindi altro che rifugiarci in un singolo di David Bowie, in un ebook di poesie o in un film di Wes Anderson, rifuggendo da una realtà che non ci contempla più.

sabato 26 gennaio 2013

Il Monte e la lepre


Questi ultimi giorni di campagna elettorale, con l'irruzione della questione Monte dei Paschi, hanno chiarito con crescente certezza che ancora una volta non riusciremo ad avere una maggioranza parlamentare solida nella prossima legislatura.
L'accerchiamento del PD da parte di tutte le forze politiche sulla commistione banche-politica ha fatto sì che la lepre (Bersani) fosse catturata, che l'uomo solo al comando (nei sondaggi) fosse ripreso dal gruppo, e circondato adesso da cattive compagnie.
Adesso che l'apparato del PD viene messo in discussione, triturato da tutti i competitors come fonte di cattiva gestione dei rapporti con la finanza, ecco che nuovamente e con più forza viene a farsi sentire l'assenza di un leader veramente nuovo, sganciato dalle vecchie logiche spartitorie.

Tutti gli oppositori, da Ingroia a Grillo a Giannino, e perfino Alfano e Monti, hanno gioco facile nell'additare nella dirigenza del PD un' inclusione in tutto ciò che è lottizzazione, in tutto ciò che è longa manus della politica sull'economia, e qualsiasi problema (specie se giudiziario) ne esca il centrosinistra ne sarà ritenuto responsabile. Anche la questione morale a quel punto non potrà più essere un argomento utilizzabile in campagna elettorale, con conseguente rafforzamento del centrodestra.
Nelle'elettore medio si insinuerà ancora una volta una sfiducia nei confronti dell'apparato dirigenziale del PD che le Primarie erano riuscite a scalzare, con quella ventata di novità che avevano portato sulla scena politica.
Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia sono regioni che il centrosinistra avrà micidiali difficoltà nel conquistare, e dunque non potremo che assistere all'ennesimo governo debole del tutto inadatto a portare avanti una stagione di Riforme profonde che sarebbero oltremodo necessarie.

sabato 19 gennaio 2013

Non a tutti i costi.

Ho votato il Partito Radicale, nelle sue varie configurazioni, per molti anni.
Ritengo la tradizione delle lotte per i diritti civili di Pannella & soci una delle poche tradizioni politiche italiane esportabili nel mondo, tanto che il partito radicale transnazionale è un movimento riconosciuto perfino dall' Onu.
In ordine di tempo, risale a neppure un mese fa la battaglia vinta per lo stop alle mutilazioni genitali femminili combattuta da Emma Bonino. 
Oggi però la politica è cambiata, le lotte per i diritti civili non pagano più, assistiamo ad un'esondazione di temi economici che hanno invaso il quotidiano confronto elettorale, ed ecco allora che i Radicali hanno perso il loro appeal.
C'è una regione però che è fortemente in debito nei confronti di questo movimento. Si tratta del Lazio.
In questa regione Renata Polverini è diventata presidente della regione a spese di Emma Bonino, universalmente riconosciuta tra le figure istituzionali più apprezzate e competenti che l'Italia abbia prodotto negli ultimi 30 anni. 
Non solo, in questa regione due consiglieri radicali hanno portato allo scoperto un sistema di sperpero e di immoralità nella gestione dei "rimborsi" elettorali senza precedenti. Per chi non lo sapesse, sono stati infatti i consiglieri radicali a fornire le informazioni utili al programma Report per avviare l'indagine che ha portato allo scoperto tanto malaffare.
Ci ritroviamo oggi, alla vigilia delle elezioni nazionali oltreché regionali ad un passo dalla cancellazione di questa gloriosa tradizione. I Radicali, impegnati in una battaglia a favore dell'amnistia e della legalità nelle carceri, sono praticamente spacciati a livello nazionali, senza alcuna possibilità di superare gli sbarramenti.
A livello regionale, il PD non ha preso minimamente in considerazione un possibile apparentamento nonostante il lavoro eccellente fatto negli ultimi anni, non ultimo quello di denuncia sulla situazione della sanità laziale.
Ecco quindi, notizia recente, l'offerta di apparentamento "tecnico" offerta dal candidato Storace a Pannella.
L'offerta è sincera e a mio modo di vedere autenticamente premiante per il lavoro fatto dai consiglieri radicali, tuttavia non si può negare come le distanze valoriali siano incolmabili. Per l'ennesima volta, il vecchio combattente radicale dimostri quanto le sue battaglie abbiano come perno unicamente le idee, i principi, e non l'esercizio di potere, seppure di mero controllo qual'è sempre stato.
Ringrazi Storace e rifiuti l'offerta. Questa politica, evidentemente, non lo merita.


sabato 12 gennaio 2013

Where are we now?

All' improvviso il Duca Bianco.
A 10 anni di distanza, in un silenzio che pareva eternizzato, eccolo nuovamente.
Il suo singolo, "where are we now?", è un romanzo da Premio Strega riassunto in 4' e 35" di melodia semplice, magnetica, inesorabile.

Una ballata struggente, che racconta all'anima di chi la sappia ascoltare scenari mitici del Rock novecentesco, il periodo in cui Bowie a Berlino ha dato alla luce alcuni dei più grandi e influenti capolavori.
Tempus fugit pare ricordare Bowie, ponendosi nel video che accompagna il singolo in un primo piano che mostra apertamente, orgogliosamente le rughe e la bellezza perduta, in una nostalgia così piacevole da rasserenare. 

"Where are we now?", oggi, nel 2013, sembra essere il richiamo all'umanità a fermarsi un attimo e riflettere su se stessa. Chi ascolta questo singolo non può esimersi da tracciare un proprio bilancio esistenziale, come fa lo stesso Bowie che in maniera sempre imprevista, sempre insperata sa accompagnare i suoi fans in un viaggio spazio-temporale senza limiti. L'uomo venuto dallo spazio naviga nel tempo come fosse il protagonista di un film fantascientifico degli anni '80, con le sue infinite maschere, i mille salti quantici tra immaginazione e realtà.
Nell'epoca della massificazione artistica, il suo è un regalo di compleanno (66 anni) fatto al mondo più che a se stesso, a ricordare che la bellezza dell'arte e della musica sono salvifiche, talvolta.
Santo è infatti colui che detiene il potere sublime di spezzare gli ingranaggi del quotidiano torpore, donando la gioia drammatica di ripercorrere storie che non si devono dimenticare: "20.000 persone con le dita incrociate a Böse Brücke" (il ponte che divideva le 2 Berlino) è immagine di una potenza scenica unica.

"As long as there's sun, as long as there's rain, as long as there's fire, as long as there's me, as long as there's you".

C’è la Old Wave. C’è la New Wave. E poi c’è David Bowie. (Cit.)

domenica 6 gennaio 2013

Politica & Parole

La politica mangia le parole.
Le rumina, le mastica, le sputa fino a renderle disgustose.
Parole splendide, storiche, eroiche divengono poltiglia quando iniziano a camminare sui binari della comunicazione elettorale, fino a venirne squartate nel loro significato profondo.
Parole come riformismo risultano oggi ributtanti, come coccarde troppo sgualcite che tutti, ma proprio tutti si sono apposti sulle giacche fino a farne una stucchevole insignificanza.
Si dichiara Riformista Monti, che accusa la sinistra di essere conservatrice, perché vuole "liberare" il mondo del lavoro, ma la sinistra PD, SEL e i sindacati a loro volta si dichiarano riformatori perché vogliono sovvertire le ultime riforme del lavoro riportando ai lavoratori maggiori diritti, e marchiando quindi Monti come un liberista reazionario.
Prendiamo poi una parola come civico. Adesso è il must delle mode linguistico-politiche: si passa da "Rivoluzione Civile" di Ingroia a "scelta civica" di Monti. Tutti vogliono candidare personalità provenienti dalla società civile, come se nella società civile italiana non si annidassero nefandezze almeno pari a quelle delle aule parlamentari. Tutti che corrono dietro questa nuovo trend, come fosse l'ultima scarpa di moda o il profumo del momento, dimostrando una schiavitù nei confronti della massificazione linguistica che racconta in realtà una massificazione filosofica.
Pensiamo ai Moderati. Si dichiarano moderati La Russa, Berlusconi, Casini, Fioroni. Gianpiero Samorì, un emerito sconosciuto, ha creato un movimento denominandolo Moderati in Rivoluzione portando degli anziani prelevati negli ospizi alle sue convention. Dichiararsi "moderato" oggi equivale quasi ad un ammissione di colpa.
Ormai circolano solo poche parole che rappresentano pochi, semplici concetti, utilizzati da tutte le fazioni allo stesso modo senza alcuna distinzione.
Le parole della politica sono consunte, desolate, intristite. Parli di detassazione e ti senti bugiardo. Parli di federalismo e ti senti ridicolo. Parli di etica e ti senti retorico. La politica si è mangiata tutte queste parole, ne ha succhiato via ogni valore.

Dietro una comunicazione banale c'è una politica banale: chi utilizza formule precostituite rinunciando a innovare il dialogo con i propri lettori, statene certi, ha probabilmente ben poco da proporre.

giovedì 3 gennaio 2013

Scenari

Le elezioni del Febbraio 2013 diranno molto sul futuro politico di questo paese.
Diranno molto sulla composizione di un nuovo sistema che si spera poi possa essere duraturo, anche se in Italia niente può essere mai dato per scontato, a causa di un' inesorabile tendenza alla ricerca del taumaturgo, dell'uomo carismatico, del salvatore della patria.

Questo sistema, superata si spera una volta per tutte l'anomalia berlusconiana, potrebbe configurarsi come un bipolarismo sul modello statunitense oppure come un tripolarismo.

Il bipolarismo è il sistema da sempre auspicato dai più, il sistema più semplice, più lineare, probabilmente anche il più efficace.
A questo sistema il Partito Democratico è arrivato per primo, organizzando la propria selezione del candidato premier in Primarie sempre più fulcro di una condivisione popolare delle scelte che lo rende il partito più maturo da questo punto di vista.
Dal momento che il PD sembra aver consolidato (anche dopo le ultime primarie parlamentari) la propria anima socialdemocratica, sembrano però aprirsi importanti spazi di manovra al centro.
Proprio nei rapporti di forza tra un centro liberale/liberista e un centro cattolico si gioca il futuro sistema politico italiano. Se infatti il centrodestra sembra spostarsi sempre più su posizioni da destra nazionalista e populista, non è difficile immaginare che una grande fetta di elettorato moderato (che, va sempre ricordato, in Italia è ininterrottamente maggioranza relativa dal dopoguerra) cerchi disperatamente una rappresentanza adeguata. 
Se l'anima liberale e liberista di tante nuove formazioni (da Italia Futura, a Fermare il Declino, fino agli aficionados del tecnicismo montiano) prevarrà, è possibile che come in Inghilterra le formazioni di centro si pongano come ago della bilancia in fase di costituzione dei governi, senza però raggiungere mai un numero di voti sufficiente a governare. Se questo centro saprà invece riunire quest'anima liberista con quella cattolica, in una sorta di riedizione della DC riveduta e corretta (la famigerata "Tecno-DC"), ecco che allora potrebbe essere la destra a trovarsi sempre più isolata e ridimensionata, lasciando a Centro e Centro-Sinistra una battaglia all'ultimo voto per il governo del paese, come accade (seppur al netto di un sistema proporzionale) in Germania.