Questi ultimi giorni di campagna elettorale, con l'irruzione della questione Monte dei Paschi, hanno chiarito con crescente certezza che ancora una volta non riusciremo ad avere una maggioranza parlamentare solida nella prossima legislatura.
L'accerchiamento del PD da parte di tutte le forze politiche sulla commistione banche-politica ha fatto sì che la lepre (Bersani) fosse catturata, che l'uomo solo al comando (nei sondaggi) fosse ripreso dal gruppo, e circondato adesso da cattive compagnie.
Adesso che l'apparato del PD viene messo in discussione, triturato da tutti i competitors come fonte di cattiva gestione dei rapporti con la finanza, ecco che nuovamente e con più forza viene a farsi sentire l'assenza di un leader veramente nuovo, sganciato dalle vecchie logiche spartitorie.
Tutti gli oppositori, da Ingroia a Grillo a Giannino, e perfino Alfano e Monti, hanno gioco facile nell'additare nella dirigenza del PD un' inclusione in tutto ciò che è lottizzazione, in tutto ciò che è longa manus della politica sull'economia, e qualsiasi problema (specie se giudiziario) ne esca il centrosinistra ne sarà ritenuto responsabile. Anche la questione morale a quel punto non potrà più essere un argomento utilizzabile in campagna elettorale, con conseguente rafforzamento del centrodestra.
Nelle'elettore medio si insinuerà ancora una volta una sfiducia nei confronti dell'apparato dirigenziale del PD che le Primarie erano riuscite a scalzare, con quella ventata di novità che avevano portato sulla scena politica.
Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia sono regioni che il centrosinistra avrà micidiali difficoltà nel conquistare, e dunque non potremo che assistere all'ennesimo governo debole del tutto inadatto a portare avanti una stagione di Riforme profonde che sarebbero oltremodo necessarie.
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