Ritrovarsi ad un passo dal voto e scoprirsi, per la prima volta, demotivati.
No, non perché l'anti-politica abbia davvero vinto. Non perché non ci siano spunti per poter esprimere attraverso la preferenza elettorale un giudizio critico e attento.
Il problema è un altro: si chiama SPERANZA.
Questa è la vera problematica emersa da questa tornata di campagna elettorale.
La pochezza programmatica si è accompagnata ad una totale mancanza di speranza: nessuno è stato in grado di accedere un sogno, di risvegliare un minimo di ottimismo.
Non abbiamo un Obama in cui riporre lo sguardo verso il futuro, e ci siamo dovuti accontentare di una misera partita a poker fatta di miseri rilanci su Imu e Irpef, o di prospettive di alleanze a brevissimo termine tra posizioni post-ideologiche inconciliabili (Vendola/Monti).
A ben vedere l'unica novità di questa tornata è proprio quel movimento 5 stelle che in maniera populistica, vana, arbitraria ha comunque proposto una promessa di rinnovamento. Purtroppo questa promessa di cambiamento è fine a se stessa, è distruttiva anziché costruttiva, non è supportata da personalità capaci di inserirsi e incidere nelle maglie del quotidiano lavoro parlamentare, però ha comunque rappresentato la volontà di chiudere con gli errori del passato e voltare pagina, e in questo verrà premiata.
Non abbiamo un Obama in cui riporre lo sguardo verso il futuro, e ci siamo dovuti accontentare di una misera partita a poker fatta di miseri rilanci su Imu e Irpef, o di prospettive di alleanze a brevissimo termine tra posizioni post-ideologiche inconciliabili (Vendola/Monti).
A ben vedere l'unica novità di questa tornata è proprio quel movimento 5 stelle che in maniera populistica, vana, arbitraria ha comunque proposto una promessa di rinnovamento. Purtroppo questa promessa di cambiamento è fine a se stessa, è distruttiva anziché costruttiva, non è supportata da personalità capaci di inserirsi e incidere nelle maglie del quotidiano lavoro parlamentare, però ha comunque rappresentato la volontà di chiudere con gli errori del passato e voltare pagina, e in questo verrà premiata.
Abbiamo vissuto una campagna all'insegna del personalismo, nel quale abbiamo ascoltato quasi unicamente esprimersi i portabandiera dei singoli schieramenti. Anche questo è un aspetto fortemente negativo: chi segue con cura la politica sa che i provvedimenti, i progetti, tutto ciò che può migliorare la vita dei cittadini necessita di persone qualificate nei più svariati settori, che lavorino nelle commissioni, nelle aule parlamentari; persone che sappiano redigere un decreto o un disegno di legge trattando con posizioni anche diverse per giungere a dei compromessi. Occorre una classe dirigente preparata per guidare e cambiare un paese, e certo non la si può selezionare cliccando su un video di un minuto su youtube.
Il PD, inutile negarselo, è l'unico partito in grado di portare avanti il fardello pesante della governabilità del paese. Un partito di massa che grazie alle Primarie prima e alle "Parlamentarie" poi ha cambiato faccia, ha iniziato un rinnovamento dei propri "quadri" che altrove è ancora lontanissimo.
Il PD, inutile negarselo, è l'unico partito in grado di portare avanti il fardello pesante della governabilità del paese. Un partito di massa che grazie alle Primarie prima e alle "Parlamentarie" poi ha cambiato faccia, ha iniziato un rinnovamento dei propri "quadri" che altrove è ancora lontanissimo.
Per questo dico che, come puntualizzerebbe Montanelli, occorre "turarsi il naso e votare" PD: non perché sia il partito in grado di riaccendere la speranza (almeno per adesso), non perché rappresenti una certezza di rinnovamento, ma perché, tra tutti i giocatori in lizza, è il Meno Peggio, ed è l'unico che garantisce numeri e mezzi per evitare l'anarchia.
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