Che la gestione della crisi politica fosse complicata lo avevamo capito già dai risultati che emergevano dalle prime proiezioni ufficiali in quel 25 Febbraio ormai fatidico.
Da subito era emersa la necessità di tornare al voto quanto prima, ma come sappiamo questo non è stato possibile.
Non si può rimproverare molto nè a Bersani nè a Napolitano in termini di impegno e disponibilità: si trattava di una battaglia già persa in partenza ma hanno avuto la ferrea volontà di combatterla fino in fondo.
Quello che si può rimproverare ad entrambi è il non aver saputo interpretare il messaggio che esce dalle urne e da tutta la società: non c'è più spazio per accordi, inciuci, compromessi che diano l'impressione di essere un mero salvacondotto per la sopravvienza dei partiti e dei loro interessi. Il corpo elettorale, in anticipo rispetto alle direzioni dei partiti, ha compreso che siamo schiavi di un sistema superato, arcaico, da abbattere più che da riformare.
Sono tempi in cui i bizantinismi giurisprudenziali non pagano: occorrono idee e metodi chiari, diretti, semplici, ad esempio un sistema maggioritario all'americana, per il quale in passato abbiamo tra l'altro votato in occasione del Referendum Radicale del 1993.
Quello che si può rimproverare ad entrambi è il non aver saputo interpretare il messaggio che esce dalle urne e da tutta la società: non c'è più spazio per accordi, inciuci, compromessi che diano l'impressione di essere un mero salvacondotto per la sopravvienza dei partiti e dei loro interessi. Il corpo elettorale, in anticipo rispetto alle direzioni dei partiti, ha compreso che siamo schiavi di un sistema superato, arcaico, da abbattere più che da riformare.
Sono tempi in cui i bizantinismi giurisprudenziali non pagano: occorrono idee e metodi chiari, diretti, semplici, ad esempio un sistema maggioritario all'americana, per il quale in passato abbiamo tra l'altro votato in occasione del Referendum Radicale del 1993.
Tornando a Bersani, aveva certamente tutte le migliori intenzioni, avrebbe presumibilmente proseguito un percoso di rinnovamento in parte già avviato con l'operazione "parlamentarie", e con l'elezione di Grasso e Boldrini alla presidenza delle camere.
Però il suo debole carisma, il suo identikit da post-comunista figlio dell'apparato sinistrorso non gli consentiva spazi di dialogo e accordo con le altre forze protagoniste nel nuovo parlamento. Questo era palese. Con un po' di coraggio ed umiltà si potevano evitare i tempi morti delle consultazioni.
Quanto a Napolitano, l'idea dei 10 saggi certifica ancora una volta la lucidità, l'estro, l'esperienza di un Presidente democratico ma risoluto: la sua idea però è figlia di quella volontà di compromesso tra le parti che come detto è attualmente del tutto invisa al paese. Dal momento che le fazioni solo molto distanti tra loro sul piano dei contenuti e su quello degli interessi, ci sono fondati dubbi sui risultati che queste due commissioni potranno ottenere, se non quello di dare ulteriore fiato alle ululanti invettive degli sfascisti di professione.