Il dibattito sul finanziamento alla politica è oggetto di molte attenzioni da parte dell'opinione pubblica, che mai come in questo periodo però è mossa da un unico sentimento: il risentimento.
Questa indifferenziata sete di vendetta che anima il popolo italiano però potrebbe portare a errori di misura nell'affrontare la riforma di un settore così delicato.
Obiettivo di questa legislatura deve indubbiamente essere una svolta epocale nella concezione dei finanziamenti pubblici alla politica. Come propone da anni il Partito Radicale (quel mattacchione di Pannella ci arriva quasi sempre prima degli altri...) il finanziamento in quanto tale o sotto forma di rimborso va abolito. L'austerità imposta alle tasche dei cittadini non può più prevedere un' elargizione così generosa di denari ai partiti, è fuori discussione; i cittadini poi si sono espressi chiaramente in tal senso nel referendum del '94, e la volontà espressa dal corpo elettorale in un paese democratico andrebbe sempre rispettata.
Tuttavia, il "Fattore-Clìstene" posto da Bersani va preso in considerazione: abbandonare l'iniziativa politica, e la propaganda politica, in mano al solo reperimento di fondi privati può generare la gravissima conseguenza di accentrare la gestione della cosa pubblica in mano a oligarchie, potentati economici, con una rappresentanza parlamentare che potrebbe essere emanazione delle sole classi sociali elevate. Meccanismi di controllo e di aiuto vanno quindi attivati, pur lasciando come nuovo punto fermo del finanziamento della politica il contributo volontario dei cittadini.
La creazione di un organismo di controllo debitamente istruito al quale vadano presentate le spese sostenute e che sia in grado di giudicare ed autorizzare tali spese potrebbe essere una valida soluzione, in grado di abbattere i costi drasticamente ma anche di garantire le iniziative meritevoli e pulite.
Alla comunicazione politica chiediamo però anche di spiegare bene l'incidenza delle riforme che va ad approntare: è bene quindi spiegare che questa particolare forma di "spending review" ha un' incidenza minima rispetto alla gravità del baratro in cui giorno dopo giorno stanno sprofondando i conti pubblici. Brandirla come fosse un' arma letale per abbattere la crisi economica italiana, o come fosse la panacea di tutti i mali è non solo sbagliato, non solo grave, ma anche disonesto.
Alla comunicazione politica chiediamo però anche di spiegare bene l'incidenza delle riforme che va ad approntare: è bene quindi spiegare che questa particolare forma di "spending review" ha un' incidenza minima rispetto alla gravità del baratro in cui giorno dopo giorno stanno sprofondando i conti pubblici. Brandirla come fosse un' arma letale per abbattere la crisi economica italiana, o come fosse la panacea di tutti i mali è non solo sbagliato, non solo grave, ma anche disonesto.
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