A urne chiuse ci si aspetterebbe che l'opinione pubblica virasse bruscamente verso una discussione proficua sul da farsi immediato. Questo principio vale per quasi tutti i paesi occidentali, non per l'Italia, dove una stampa che fa del gossip la propria linea politico-editoriale focalizza la propria attenzione sul tema vuoto e irrisolvibile delle "alleanze".
Nessuno (o quasi) che si soffermi sui contenuti: questo atteggiamento è di una tristezza infinita.
Dal momento che un sistema bizantino impedisce la governabilità, alla classe dirigente sarebbe richiesto di porre mano velocemente a questa anomalia, perché un sistema di questo tipo è un insulto al valore sacro del voto, in quanto lo rende quasi del tutto inutile.
Alle forze politiche, per uscire dall'impasse, sarebbe richiesto un compromesso con i propri rispettivi egoismi per avviare una legislatura che si concentri sulla razionalizzazione del sistema, che prevede alcune soluzioni del tutto arcaiche e capziose.
Il primo problema di fondo delle istituzioni italiane sul quale pochi hanno posto l'attenzione è la totale inutilità del bicameralismo perfetto, sul quale si fonda il potere legislativo di questo paese. Urge un update, un aggiornamento che traghetti ad una costituzione 2.0. Questo blocco mentale è l'ennesimo lascito drammatico del berlusconismo, che con i suoi continui attacchi alla costituzione ha automaticamente spinto tutto il centrosinistra e le forze riformatrici su posizioni di conservazione estrema dello status quo costituzionale.
Il bisogno di semplicità, la richiesta di democrazia diretta scaturita dalle urne cozzano contro un iter di approvazione di una legge che passa attraverso due analisi e due votazioni simmetriche, e attraverso le forche caudine di dichiarazioni di voto estenuanti quanto fini a se stesse.
Dunque occorre eliminare questo doppio passaggio e conseguentemente limitare drasticamente il numero di parlamentari, con conseguente risparmio sui costi della politica e snellimento dei tempi di approvazione.
Le soluzioni potrebbero prevedere sia un monocameralismo, sia un bicameralismo nel quale una delle due camere sia rappresentanza della società civile (professioni, associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, confcommercio, federturismo, ecc., ma anche degli enti locali ovviamente).
Lo stesso principio di chiarezza, semplicità a partecipazione diretta uscito dalle urne andrebbe tradotto in una riforma del sistema elettorale che vada verso il maggioritario, che per coloro che se ne fossero dimenticati è stato votato dagli italiani in un referendum di grande successo nel 1993. Una trasformazione del sistema elettorale dalle varie forme ibride, raccapriccianti a cui siamo obbligati a sottostare ad un sistema all'americana garantirebbe non soltanto maggiore governabilità, ma anche la possibilità di ridurre o del tutto abbattere qualsiasi forma di finanziamento pubblico, infatti la polarizzazione del confronto ridurrebbe a sole 2 o 3 le forze in campo e come automaticamente accaduto altrove incentiverebbe forme di finanziamento o microfinanziamento delle campagne elettorali. Maggiore confronto, maggiore coinvolgimento equivalgono infatti a maggiore partecipazione attiva da parte dell'elettorato, come dimostrato anche dalla campagna di Matteo Renzi durante le primarie che ha raccolto solo attraverso il sistema delle microdonazioni volontarie ben 178.253,00 euro.
L'ultimo, fondamentale input per una serie di riforme che diano nuova credibilità al sistema è quello della legge sul conflitto d'interessi. Si tratta anche in questo caso di un momento di immaturità del sistema italiano causato ancora una volta dai retaggi del berlusconismo. Infatti, si tende a sovrapporre l'idea di conflitto d'interessi con una sorta di punizione nei confronti del fondatore di Mediaset, non comprendendo che i conflitti d'interesse sono diffusissimi e vanno a toccare le banche, le aziende pubbliche, le cariche plurime nei c.d.a. privati, ecc.
Si tratta di una necessità che sta alla base del liberalismo, che garantirebbe maggiore autonomia gestionale e quindi maggiore trasparenza ed efficienza, ed invece in Italia è vissuta unicamente come spirito di vendetta da parte dei nemici del Cavaliere.
Le soluzioni potrebbero prevedere sia un monocameralismo, sia un bicameralismo nel quale una delle due camere sia rappresentanza della società civile (professioni, associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, confcommercio, federturismo, ecc., ma anche degli enti locali ovviamente).
Lo stesso principio di chiarezza, semplicità a partecipazione diretta uscito dalle urne andrebbe tradotto in una riforma del sistema elettorale che vada verso il maggioritario, che per coloro che se ne fossero dimenticati è stato votato dagli italiani in un referendum di grande successo nel 1993. Una trasformazione del sistema elettorale dalle varie forme ibride, raccapriccianti a cui siamo obbligati a sottostare ad un sistema all'americana garantirebbe non soltanto maggiore governabilità, ma anche la possibilità di ridurre o del tutto abbattere qualsiasi forma di finanziamento pubblico, infatti la polarizzazione del confronto ridurrebbe a sole 2 o 3 le forze in campo e come automaticamente accaduto altrove incentiverebbe forme di finanziamento o microfinanziamento delle campagne elettorali. Maggiore confronto, maggiore coinvolgimento equivalgono infatti a maggiore partecipazione attiva da parte dell'elettorato, come dimostrato anche dalla campagna di Matteo Renzi durante le primarie che ha raccolto solo attraverso il sistema delle microdonazioni volontarie ben 178.253,00 euro.
L'ultimo, fondamentale input per una serie di riforme che diano nuova credibilità al sistema è quello della legge sul conflitto d'interessi. Si tratta anche in questo caso di un momento di immaturità del sistema italiano causato ancora una volta dai retaggi del berlusconismo. Infatti, si tende a sovrapporre l'idea di conflitto d'interessi con una sorta di punizione nei confronti del fondatore di Mediaset, non comprendendo che i conflitti d'interesse sono diffusissimi e vanno a toccare le banche, le aziende pubbliche, le cariche plurime nei c.d.a. privati, ecc.
Si tratta di una necessità che sta alla base del liberalismo, che garantirebbe maggiore autonomia gestionale e quindi maggiore trasparenza ed efficienza, ed invece in Italia è vissuta unicamente come spirito di vendetta da parte dei nemici del Cavaliere.
Abbiamo dunque bisogno di riforme urgenti: chiunque non se ne faccia carico, è evidente come abbia maggiormente a cuore il proprio interesse o quello del proprio partito che quello dell'intero paese per questa e le prossime generazioni: diffidiamo di questi personaggi!
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