Abbiamo un governo, il 62° della Repubblica, pronto a entrare in gioco.
Ad una prima analisi sembra costituito da diversi nomi apprezzabili, altri poco esperti, in buona parte giovani o comunque non compromessi, con la sorpresa Bonino a dare lustro a tutta la compagine.
Alcune considerazioni sulle scelte:
Cècile Kyenge è una bella novità che costringe finalmente la politica a prendere in considerazione ai livelli più alti il problema di regolamentare l'integrazione, possibilmente intervenendo su una legge ormai del tutto inadeguata come la Bossi-Fini.
La Idem allo sport è mossa puramente di marketing, che tuttavia lascia qualche perplessità per l'azione di quel dicastero riservata a politiche giovanili e pari opportunità. Probabile l'affiancamento di un sottosegretario di maggiore esperienza nel settore.
L'economia, tra i nodi più complessi viste le visioni spesso contrastanti tra i due principali azionisti del governo (nodo IMU), è stata affidata ad un tecnico, così come la giustizia, il che fa pensare ad un governo di gestione, più che di cambiamento vero.
Quagliariello alle riforme costituzionali metterà a frutto il lavoro dei saggi dei quali era parte integrante. Se potessi dargli un consiglio, approfitterei del sostegno solo esterno della lega per eliminare la base di calcolo regionale del Porcellum, vera e propria "porcata".
Il PDL piazza due giovani come Lorenzin e Di Girolamo più per assenza di nomi presentabili che per reali capacità delle due onorevoli: qui emerge chiaramente la richiesta di Letta (imbeccato, pare, da Renzi) di non inserire nel governo nomi fortemente divisivi e "ancien règime" come Brunetta, Schifani, Bondi, Scajola et similia.
Due ministri del PD rappresentano le novità in assoluto migliore e peggiore dell'intera compagine: Maria Chiara Carrozza ha tutte le credenziali per affrontare finalmente, in maniera competente, le enormi e variegate problematiche dell'istruzione pubblica; il ministro dello sviluppo economico, Zanonato, sembra invece frutto di un eccesso di tatticismo lettiano che ha dovuto piazzare questo ministro (bersaniano di ferro) in un settore che invece meritava figure maggiormente preparate, innovative e al passo con i tempi. Stesso ragionamento può essere fatto per il ministero dell'ambiente, dove Orlando è stato piazzato unicamente per accontentare i "giovani turchi", mentre questo sarebbe uno dei settori sul quale investire maggiori risorse per il rilancio anche industriale del paese. Queste due pedine paiono il simbolo di una volontà (o necessità?) spartitoria potrebbe essere il vero punto debole della squadra di governo.
Letta, in ogni caso, ha compiuto un capolavoro di mediazione, di tattica, ha saputo tessere una trama che, alla luce dei fatti di oggi, ritengo parta da lontano.
Ad una prima analisi sembra costituito da diversi nomi apprezzabili, altri poco esperti, in buona parte giovani o comunque non compromessi, con la sorpresa Bonino a dare lustro a tutta la compagine.
Alcune considerazioni sulle scelte:
Cècile Kyenge è una bella novità che costringe finalmente la politica a prendere in considerazione ai livelli più alti il problema di regolamentare l'integrazione, possibilmente intervenendo su una legge ormai del tutto inadeguata come la Bossi-Fini.
La Idem allo sport è mossa puramente di marketing, che tuttavia lascia qualche perplessità per l'azione di quel dicastero riservata a politiche giovanili e pari opportunità. Probabile l'affiancamento di un sottosegretario di maggiore esperienza nel settore.
L'economia, tra i nodi più complessi viste le visioni spesso contrastanti tra i due principali azionisti del governo (nodo IMU), è stata affidata ad un tecnico, così come la giustizia, il che fa pensare ad un governo di gestione, più che di cambiamento vero.
Quagliariello alle riforme costituzionali metterà a frutto il lavoro dei saggi dei quali era parte integrante. Se potessi dargli un consiglio, approfitterei del sostegno solo esterno della lega per eliminare la base di calcolo regionale del Porcellum, vera e propria "porcata".
Il PDL piazza due giovani come Lorenzin e Di Girolamo più per assenza di nomi presentabili che per reali capacità delle due onorevoli: qui emerge chiaramente la richiesta di Letta (imbeccato, pare, da Renzi) di non inserire nel governo nomi fortemente divisivi e "ancien règime" come Brunetta, Schifani, Bondi, Scajola et similia.
Due ministri del PD rappresentano le novità in assoluto migliore e peggiore dell'intera compagine: Maria Chiara Carrozza ha tutte le credenziali per affrontare finalmente, in maniera competente, le enormi e variegate problematiche dell'istruzione pubblica; il ministro dello sviluppo economico, Zanonato, sembra invece frutto di un eccesso di tatticismo lettiano che ha dovuto piazzare questo ministro (bersaniano di ferro) in un settore che invece meritava figure maggiormente preparate, innovative e al passo con i tempi. Stesso ragionamento può essere fatto per il ministero dell'ambiente, dove Orlando è stato piazzato unicamente per accontentare i "giovani turchi", mentre questo sarebbe uno dei settori sul quale investire maggiori risorse per il rilancio anche industriale del paese. Queste due pedine paiono il simbolo di una volontà (o necessità?) spartitoria potrebbe essere il vero punto debole della squadra di governo.
Letta, in ogni caso, ha compiuto un capolavoro di mediazione, di tattica, ha saputo tessere una trama che, alla luce dei fatti di oggi, ritengo parta da lontano.
Ricostruendo tutta la storia dal dopo-voto, e volendo provare a individuare dietrologicamente uno schema che dia un senso a tutta la vicenda, si possono individuare i seguenti tre punti focali:
1) Proposta di Marini quale presidente della Repubblica;
2) Impallinamento di Prodi in quanto nome divisivo rispetto a possibili accordi con il centrodestra;
3) Limitazione delle sinistre parlamentari.
Tengo a precisare che si tratta di un puro divertissement, non ci sono prove e neppure indizi certi che diano spessore a questa ricostruzione, si tratta soltanto di sensazioni.
Comunque, dal momento in cui si è usciti dal voto con una chiara indicazione delle urne, ovvero che non c'era una maggioranza di centrosinistra per formare un governo, una parte del PD (la componente ex popolare, cattolica, moderata) ha iniziato a tessere una tela che trovava appiglio nelle componenti cattoliche e moderate degli altri partiti (Scelta Civica, Pdl). In buona sostanza, un fil rouge che univa tutti gli ex DC, che come da tradizione sono dei buongustai del compromesso.
Da questa convergenza trasversale nasce probabilmente la candidatura Marini, affossata dalla sinistra del PD ma anche da Renzi che vedeva in Marini un uomo della vecchia partitocrazia.
Prodi subiva quindi la rappresaglia di questa componente moderata ferita e sconfitta al primo tentativo: a quel punto quelli che erano soltanto contatti e piani B iniziavano a farsi realtà, di fronte ad una vera e propria implosione del PD che faceva crollare qualsiasi reticenza visto lo strappo e lo sgarbo ricevuto con la candidatura Marini.
Sotto la regia di un Napolitano connivente, investito della massima responsabilità vista l'impasse creatasi, Letta ha preso il coraggio a due mani e portato a termine il progetto iniziale ottenendo l'incarico e allestendo un governo che prevedesse tutte le componenti moderate del parlamento.
Il fatto che tutti i componenti della direzione del PD si siano dimessi ad eccezione del neo-premier è indicativo: lascia pensare che non fosse così focalizzato sulla linea precedente (linea alquanto traballante, a dire il vero) e che avesse già pronto il percorso alternativo da percorrere.
Se andiamo a contare i componenti ex DC o di formazione DC, ci accorgiamo che sono all'intenro del governo una maggioranza netta e ben definita, con addirittura due componenti di CL.
Emma Bonino probabilmente è stata scelta proprio per controbilanciare questa presenza fortemente, ferventemente cattolica all'intero del governo, oltre che per risolvere la grana dei Marò che pochi volevano assumersi la responsabilità di affrontare.
Il fatto che tutti i componenti della direzione del PD si siano dimessi ad eccezione del neo-premier è indicativo: lascia pensare che non fosse così focalizzato sulla linea precedente (linea alquanto traballante, a dire il vero) e che avesse già pronto il percorso alternativo da percorrere.
Se andiamo a contare i componenti ex DC o di formazione DC, ci accorgiamo che sono all'intenro del governo una maggioranza netta e ben definita, con addirittura due componenti di CL.
Emma Bonino probabilmente è stata scelta proprio per controbilanciare questa presenza fortemente, ferventemente cattolica all'intero del governo, oltre che per risolvere la grana dei Marò che pochi volevano assumersi la responsabilità di affrontare.
La sinistra, per l'ennesima volta, esce sconfitta amaramente dalla partita, e con la rinnovata liaison tra Renzi e Lettiani/Franceschiniani (puramente tattica) rischia di perdere il controllo del partito ma anche di essere confinata in posizioni di rincalzo al prossimo congresso, nonostante un possibile ruolo di direzione soltanto di facciata.
Le uscite di Barca e Vendola su un nuovo assetto territoriale/organizzativo che la sinistra deve darsi, sommate alle dichiarazioni di alcuni deputati del PD, hanno dato l'impressione di una forte volontà di ricostruire una forza di sinistra-sinistra, che vada a inglobare anche movimenti non precedentemente coalizzati come Rivoluzione Civile. Si tratta di un' ulteriore possibilità, ancora tutta da verificare, ma che potrebbe portare a un ulteriore riassetto delle forze parlamentari, con il risultato non certo rasserenante di trovarsi a future elezioni con quattro forze del tutto antagoniste che difficilmente permetteranno la formazione di governi stabili.
Adesso comunque quel che conta è il programma che Letta vorrà darsi: da domani capiremo se questo vorrà essere un governo transitorio, un governo d'emergenza, o sarà invece un vero e proprio esperimento di neo-centrismo che cercherà di durare il più possibile.
In questo caso, non tarderanno a farsi avanti i disturbatori...
Le uscite di Barca e Vendola su un nuovo assetto territoriale/organizzativo che la sinistra deve darsi, sommate alle dichiarazioni di alcuni deputati del PD, hanno dato l'impressione di una forte volontà di ricostruire una forza di sinistra-sinistra, che vada a inglobare anche movimenti non precedentemente coalizzati come Rivoluzione Civile. Si tratta di un' ulteriore possibilità, ancora tutta da verificare, ma che potrebbe portare a un ulteriore riassetto delle forze parlamentari, con il risultato non certo rasserenante di trovarsi a future elezioni con quattro forze del tutto antagoniste che difficilmente permetteranno la formazione di governi stabili.
Adesso comunque quel che conta è il programma che Letta vorrà darsi: da domani capiremo se questo vorrà essere un governo transitorio, un governo d'emergenza, o sarà invece un vero e proprio esperimento di neo-centrismo che cercherà di durare il più possibile.
In questo caso, non tarderanno a farsi avanti i disturbatori...