La settimana politica ha finalmente visto arrivare al traguardo diversi iniziative che erano state annunciate alcune settimane fa da parte di diversi protagonisti della vita pubblica del paese.
- Il lavoro dei cosiddetti "saggi" o "facilitatori" indicati da Napolitano;
- la scelta di un candidato alla presidenza della Repubblica da parte dei militanti del M5S;
- la presentazione del proprio manifesto da parte dell'attuale ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca.
Per quanto riguarda il lavoro dei saggi, si può dire, come prevedibile, che abbiano prodotto (visto il poco tempo a disposizione) soltanto enunciazioni di principi condivisi da buona parte dell'arco costituzionale, senza però entrare troppo nei dettagli (e i dettagli in politica sono spesso decisivi).
Il lavoro della quaterna di "facilitatori istituzionali" ha prodotto i risultati migliori, in quanto più concreti ed effettivamente applicabili: finalmente si è giunti a trovare un accordo da parte di tutti sulla riforma del bicameralismo perfetto, ormai davvero ritenuto superato da tutti. Si è trovato anche un accordo sulla riduzione del numero dei parlamentari, altro elemento auspicato da tutti (in misure diverse): questi potrebbero essere due atti condivisibili che un eventuale governo di transizione verso le elezioni potrebbe tradurre in realtà. Per il resto, dalla riforma elettorale alla forma di governo, non si sono prodotti risultati che potranno essere tradotti immediatamente in leggi, inutile negarlo. Si scorge comunque tra le righe la possibilità di poter trovare un accordo per tornare al "Mattarellum", che è un sistema "meno peggio" del "Porcellum". D'altronde in Italia accontentarsi del "meno peggio" è divenuta un'abitudine.
Il lavoro dei "facilitatori" economici, come prevedibile, ha invece prodotto unicamente enunciazioni vaghissime sul da farsi dal punto di vista economico, senza indicazioni sulle coperture economiche, senza alcuna idea sul rilancio industriale del paese. Non poteva essere altrimenti, viste le incipienti divisioni tra i partiti. Il risultato è stato dunque di una vaghezza che confina con l'inutilità.
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La selezione dei candidati alla Presidenza della Repubblica del M5S si è rivelata una farsa colossale, che dà ampiamente l'idea della consistenza di questo movimento, che è una vera e propria sublimazione dell'effimero.
Si è scelta la selezione online dei candidati non assicurandosi di proteggere adeguatamente questo importante momento di democrazia da attacchi esterni, innescando così, a causa dell'annullamento del voto, le peggiori ironie e le più consolidate critiche da parte di chi non crede a queste forme di democrazia diretta. La figuraccia quindi non si limita all'inadeguatezza della Casaleggio & C. e del movimento padronale di Grillo, ma si allarga a tutta la concezione di democrazia partecipata che vorrebbero rappresentare. Un grave danno d'immagine alla volontà/necessità di modernizzazione del paese.
Si è scelta la selezione online dei candidati non assicurandosi di proteggere adeguatamente questo importante momento di democrazia da attacchi esterni, innescando così, a causa dell'annullamento del voto, le peggiori ironie e le più consolidate critiche da parte di chi non crede a queste forme di democrazia diretta. La figuraccia quindi non si limita all'inadeguatezza della Casaleggio & C. e del movimento padronale di Grillo, ma si allarga a tutta la concezione di democrazia partecipata che vorrebbero rappresentare. Un grave danno d'immagine alla volontà/necessità di modernizzazione del paese.
Per quanto riguarda i contenuti, ovvero i nomi usciti dalle "urne virtuali", ebbene si tratta solamente di nomi circolati sui giornali e sui media, un copia/incolla senza alcuna idea nuova. Se fosse stato effettuato un sondaggio a Ballarò (tanto vituperato) o sul "Fatto Quotidiano" sarebbero usciti gli stessi risultati. La parola che ancora una volta meglio descrive la situazione è: EFFIMERO.
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In direzione esattamente opposta alla volatilità, all'inconsistenza delle istanze rappresentate dal M5S va invece il documento di 55 pagine presentato dal ministro dimissionario Fabrizio Barca.
Un manifesto molto curato e dettagliato su come dovrebbe essere ricostruito un partito di sinistra oggi.
A mio avviso si tratta di un buon contributo al dibattito politico, una visione definita e concreta su come ristrutturare la partecipazione politica in Italia. Tuttavia, questa visione sembra giungere con qualche anno di ritardo, l'idea che emerge è quella di una riflessione iniziata alcuni anni fa e resa pubblica con qualche anno di ritardo. Ne è un indizio l'iscrizione tardiva dello stesso ministro al PD, il partito a cui è risolta la sua "memoria": segno che fino ad oggi non ci aveva creduto, motivo per cui aveva tenuta chiusa nel cassetto la sua coltissima analisi.
Il radicamento territoriale, lo "sperimentalismo democratico" sono contributi ad un' organizzazione partitica che non fa i conti né con lo splendido festival della democrazia delle Primarie, né con la voglia di partecipazione diretta che il M5S rappresenta: entrambi elementi che portano la politica ai tempi di twitter un passo avanti rispetto a quella delle aggregazioni locali prospettata da Barca.
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