giovedì 25 aprile 2013

Il sindaco d'Italia.

"Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità"... Albert Einstein



Una via d'uscita c'è, inutile nasconderselo. C'era già da prima, da quando la sinistra ha voluto essere sinistra fino in fondo, ovvero ha deciso di perdere.
Esiste un progetto compiuto, finito, condivisibile da tanti protagonisti della vita pubblica italiana che potrebbe cambiare definitivamente alcune regole deteriori, paludose della nostra architettura costituzionale.
Inutile nascondersi dietro le sublimi letture di Benigni su "la più bella del mondo", sarà bella, bellissima, stupenda, ma è invecchiata, la nostra Costituzione. Urge lifting.

Ci sono numerosi studi internazionali che spiegano come i buoni risultati nella gestione di un paese siano in gran parte legati alle sue regole, alla capacità di applicarle e di renderle fruibili.
Quindi, se vogliamo iniziare a cambiare questo paese, dobbiamo iniziare a cambiare alcune regole, semplificarle e dare loro maggiore efficienza.

DOMANDA: qual'è l'unica istituzione italia che funziona bene, che i cittadini tutto sommato rispettano, e che dà garanzia a tutti i protagonisti di poter vincere? RISPOSTA: il sindaco.
L'elezione dei sindaci funziona, spesso permette anche a coalizioni antagoniste di arrivare alla vittoria (vedi Pisapia a Milano, Doria a Genova, De Magistris a Napoli). C'è comprensione delle regole da parte dei cittadini, c'è partecipazione attiva, e ci sono risultati. Perché non copincollarla a livello nazionale (con i dovuti accorgimenti, ovvio)?

Tra i pochi risultati positivi che, nonostante la marea montante di disprezzo verso la politica, vengono riconosciuti dai cittadini ci sono casi di buongoverno locale in città importanti: Chiamparino a Torino, Renzi a Firenze, Delrio a Reggio Emilia, in buona parte anche De Luca a Salerno e Perrone a Lecce.

Come per le primarie locali, durante le primarie per il candidato sindaco tutte le correnti di un partito verrebbero rappresentate, e si giocano sul terreno del consenso la loro partita. Battaglia dura, serrata, poi però chi vince ha l'appoggio di tutti. Chi perde torna a studiare e a preparare la battaglia successiva, ma nel frattempo si mette a disposizione di chi ha vinto.

Coloro che criticano una riforma del genere, una sorta di semi-presidenzialismo all'italiana, devono prendere atto di una distanza ormai divenuta insostenibile tra i meccanismi di un parlamentarismo autoreferenziale e la voglia di partecipazione diretta dei cittadini, tenendo sempre presente che maggiore è la partecipazione della cittadinanza, maggiore è la responsabilizzazione della stessa.
Le deleghe in bianco sono finite.

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