mercoledì 12 dicembre 2012

La strada giusta

I retaggi ideologici sono duri a scomparire. Per questo tanti italiani continueranno a votare in base alla loro appartenenza economico-culturale.
Tuttavia, una discreta fetta di popolazione è riuscita col tempo ad emanciparsi da lacci e lacciuoli figli delle grandi filosofie politiche del '900, e oggi è in grado di guardare con maggiore libertà all'offerta politica.
Ecco, questa libertà oggi non può che esprimersi, oggettivamente, in apprezzamento per l'operato dell'unico partito tradizionale Italiano che conservi una sua dignità operativa: il PD.
L'ultima mossa di Bersani, quella di proporre delle primarie serie (non una pantomima riservata agli iscritti ad un sito) per la selezione dei parlamentari fanno comprendere come, pur in presenza di tanti difetti e di conservatorismi duri a morire, il PD abbia la volontà di procedere passo dopo passo verso una politica migliore.
L'elettore medio italiano è colmo di ira funesta nei confronti della classe dirigente, e questo è innegabile. Però se riusciamo a mettere da parte un attimo questa frustrazione e proviamo a guardare con distacco l'operato dei partiti, non possiamo non riconoscere un grande, enorme sforzo del PD nel provare a riportare dignità e passione alla politica (e in questo ha grandissimo, innegabile merito Matteo Renzi, inutile girarci attorno).
Riuscire a comprendere che la strada intrapresa da Bersani & Soci è quella giusta non deve obbligatoriamente prodursi in un voto, in una scelta elettorale. Quello che più conta è riconoscere la correttezza di un metodo, quello democratico-partecipativo, che poi potrà essere applicato su larga scala a formazioni di qualsiasi schieramento e provenienza. Il paese ha bisogno di regole, di responsabilizzazione e di partecipazione attiva: questo il PD lo ha capito. Intorno, c'è soltanto il deserto, ad oggi.

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