Dopo molte riflessioni ho deciso che, dopo aver votato per Renzi al 1° turno delle primarie, non lo rivoterò al ballottaggio.
Rimango del tutto convinto che le istanze rinnovatrici, sia in termini politici che amministrativi, portate avanti dal sindaco di Firenze siano giuste e necessarie per questo paese.
Tuttavia, durante questi ultimi giorni sono emersi alcuni atteggiamenti da parte dello "sfidante" che mi hanno fatto riflettere.
- In primis, la contestazione e la forzatura delle regole.Le regole stabilite per questa tornata hanno molti punti deboli, sono molto farraginose, evidenziano un approccio arcaico all'organizzazione di eventi pubblici. Lo stesso Presidente dei Garanti, Berlinguer, è un uomo lontanissimo dalla contemporaneità. C'è qualcuno che ritiene Berlinguer in grado di cogliere la sottile differenza tra mail bombing e spam?Eppure, le REGOLE sono un tema cardine in questo momento per la politica italiana, o almeno dovrebbero esserlo. La mancanza di rispetto delle regole, generalizzata ma ancor più evidente nel microcosmo dei dirigenti politici, è il principale motivo di discredito della Politica, è il campo fertile su cui ha potuto piantare i propri germogli il Movimento 5 Stelle.Il raggiro delle regole "pro domo sua" è stato il leit-motiv del berlusconismo, ed è stato invece il motivo dell'iniziale fiducia-quasi-cieca per Monti, uomo di specchiata disciplina e correttezza.Renzi, criticando costantemente le regole, forzandole, finendo infine per dare l'impressione di volerle raggirare ha dato forza ai suoi detrattori che lo disegnano come un prodotto del berlusconismo, e questo non gli può essere perdonato.In un paese in cui il principale problema economico è l'evasione fiscale, chi si candida ad un ruolo così delicato non può neppure lontanamente dare l'impressione di non essere profondamente rispettoso di qualsiasi legge o regola in cui si imbatta, salvo poi, eventualmente, modificarla con il consenso democratico dei cittadini e del parlamento.
- La seconda critica, decisiva, che muovo a Renzi, è quella della ricerca eccessiva, ossessiva di consenso.Ritengo che il marketing politico, la comunicazione debbano avere un ruolo sempre più centrale. Un buon presidente del consiglio è soprattutto un uomo in grado di spiegare adeguatamente le iniziative prese da un governo, per una questione sia di trasparenza che di condivisione con l'elettorato.
Il consenso è anche uno dei peccati originali della sinistra italiana, che da sempre ha il gusto tafazziano del "perdere bene". Renzi è un vincente e in questi mesi di campagna elettorale ha già modificato profondamente la forma mentis dell'attivista medio italiano, spiegando a tutti che per poter agire, per poter migliorare le condizioni di vita degli italiani, apportare riforme, rinnovare la politica è necessario avere il consenso per farlo, altrimenti tutto rimane semplice pour-parler.Anche qui però entra in scena un "tuttavia": Renzi sembra abusare di questa ricerca di consenso, producendo costantemente slogan preconfezionati che finiscono dare un'impressione di vacuità programmatica. L'aver incentrato la propria campagna per il ballottaggio su attacchi precostituiti all'avversario, su rilievi spesso demagogici sull'operato dei precedenti governi ci centro-sinistra hanno spostato il baricentro della campagna su toni più anti-politici che riformistici. Quella che prima era la principale arma in mano a Renzi, ovvero la capacità di saper riportare passione e dignità alla politica, adesso sta divenendo, per meri scopi tattici, una continua e distruttiva campagna di delegittimazione di tutta la politica, e questo non è ciò che ci si aspetta da chi dovrebbe guidare il paese per i prossimi 5 anni.
Inoltre, è da rimarcare un altro aspetto: la ricerca del consenso non deve essere una faccenda da vivere in maniera personalistica, ma occorre presentare all'elettorato uno staff, une squadra vincente che dia garanzie in ogni settore dell' amministrazione pubblica. In questo momento Renzi non ha una squadra che garantisca ministri all'altezza, né ha una base parlamentare sufficientemente ampia da garantirgli un appoggio forte alle iniziative riformartici che vorrà intraprendere.
Anche per questo dico che non è ancora arrivato il suo tempo.
- Concludo quindi guardando al futuro. Matteo Renzi, per qualità, per capacità comunicative, per doti carismatiche, ma soprattutto per la visione costantemente proiettata sul futuro è l'uomo destinato nei prossimi anni a guidare questo paese. Per i suoi progetti di digitalizzazione dell'amministrazione pubblica e della lotta all'evasione fiscale, per la sua vocazione maggioritaria, ma soprattutto per la capacità di saper leggere il proprio tempo è l'uomo giusto al posto giusto. Il suo coraggio giovanilistico, la sua irriverenza salveranno questo paese dalla palude in cui grigi burocrati sinistrorsi e orde di opportunisti destrosi hanno gettato l'Italia. Questo accadrà però soltanto dopo una sonora, salvifica sconfitta. Accadrà dopo un bagno di umiltà in cui dovrà necessariamente purificarsi dopo questo ballottaggio, dopo il quale dovrà rituffarsi nel silenzio del lavoro per la propria città cominciando a costruire il futuro che lo/ci aspetta.
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