Ieri, 30 Dicembre, si sono svolte le prime primarie per i parlamentari organizzate da un un partito di massa italiano.
Occorre riconoscere al M5S e a Beppe Grillo di essere stati i primi ad organizzarle, con risultati non certo entusiasmanti, ma comunque i primi ad allargare in questa direzione la partecipazione democratica sono stati loro.
Il risultato di circa 1 milione di elettori che si sono recati nei circoli e sedi del PD dà adito a interpretazioni non univoche.
Di positivo c'è una media dell'età dei vincitori più bassa delle previsioni, consentendo quindi a generazioni precedentemente non adeguatamente rappresentate di potersi fare promotrici di alcune istanze di rinnovamento che altrimenti non sarebbero state prese in considerazione.
Anche il numero di donne vincitrici nella propria circoscrizione, dalle prime stime, sembrerebbe essere piuttosto alto, ed anche questo è un dato importante perché non si tratta di una mera, pietistica concessione della dirigenza del partito, ma si tratta di donne che si sono esposte ed hanno vinto sul campo.
Altro aspetto di cui Bersani e i suoi possono andare fieri è l'organizzazione: riuscire in poco più di un mese a mettere in piedi questo evento, durante le feste natalizie e con una crisi economica che non dà tregua, è stata davvero un' impresa degna di nota.
A coloro, come Grillo, che criticano la mancanza di informazioni sui candidati (nella loro "parlamentarie" c'erano curricula audiovisivi a dire il vero piuttosto imbarazzanti) va fatto notare che l'elettore mediamente attivo si poteva informare con vari mezzi (sede del partito, giornali, internet) e giungere quindi autonomamente ad un giudizio, senza troppe difficoltà.
Il casus belli di queste primarie però non è propriamente edificante, anche per il PD: il mancato raggiungimento di un accordo per la riforma (anzi, lo stralcio!) del "Procellum" è da imputare, seppur con responsabilità più contenute, anche al partito di Bersani.
Questo però non è l'unico fattore negativo di questa iniziativa.
Questo però non è l'unico fattore negativo di questa iniziativa.
Alcuni parlamentari di vecchio corso sono riusciti a sfangarla (vedi Bindi in Calabria): il processo di rinnovamento di una classe dirigente imputabile di molteplici errori non è quindi del tutto compiuto.
I candidati renziani, senza il supporto mediatico del loro portavoce, non hanno sfondato, complice un'affluenza più bassa che ha visto emergere il maggior peso del segretario. Questo allentamento dell'influenza del sindaco di Firenze, insieme alla chiara affermazione di candidati collocabili in un'area più Socialdemocratica che Liberale, può portare ad una dispersione inesorabile del consenso guadagnato al di fuori dei sostenitori tradizionali del partito, con la conseguenza di ridurre drasticamente la possibilità di una maggioranza parlamentare autonoma.